C’è qualcuno lì fuori ?

Confrontarsi per superarsi

di Anna Pia Dicorato, Martina Larocca, Pasquale Larocca, Francesco Pisa, Helena Romani   (giovani partecipanti al progetto europeo “Is Anybody Out There ? ”)   Articolo proposto da Shata Diallo

Erasmus Plus è un programma finanziato dall’Unione Europea che si propone di promuovere la mobilità giovanile e una cittadinanza attiva attraverso “training”, servizi di volontariato, studi all’estero e scambi giovanili.

Dal 7 Luglio al 16 Luglio si è svolto lo scambio giovanile “Is Anybody Out There?” presso Ardea, una piccola località balneare nei pressi di Roma che in quei giorni ha ospitato 40 ragazzi-e provenienti da 7 Paesi diversi: Italia, Romania, Macedonia, Bulgaria, Slovenia, Paesi Bassi (perché l’Olanda è una regione, non una nazione) e Croazia.

L’intenzione dello scambio è stata quella di sviluppare tra i giovani una maggiore consapevolezza sul profondo divario tra realtà urbana e rurale, approfondendo in particolar modo le differenze sulle opportunità di lavoro giovanili.

Il metodo educativo implementato durante questi scambi è di tipo non formale “learning by doing”, ossia un metodo alternativo che si focalizza sull’ apprendimento attraverso una serie di attività, diverse dalle più note lezioni frontali a cui siamo tutti abituati dal sistema scolastico italiano. Un metodo che tutti noi ragazzi-e abbiamo imparato ad apprezzare perché molto più efficace di quello classico poiché molto meno noioso e alla base di quella che è la così detta “cittadinanza attiva”. Sicuramente di notevole importanza è il fatto che lo stile educativo non sia qualcosa di preimpostato, bensì un metodo che permette continuamente di adattarsi alle necessità dei ragazzi e ai loro più disparati interessi. È per questo motivo che durante lo scambio le attività sono state incentrate sul tema della comunicazione: ragazzi-e si sono dimostrati-e molto interessati-e e partecipi verso la tematica affrontata accogliendo con entusiasmo tutte le attività proposte.

Il clima sereno e familiare instauratosi in pochi giorni tra i partecipanti ha permesso un lavoro dinamico facilitandone lo svolgimento, ma soprattutto  ci ha permesso di aprirsi l’un l’altro e di condividere idee ed esperienze personali senza imbarazzo e senza paura di essere giudicati. Questo è stato reso possibile anche grazie ad una delle attività giornaliere sperimentate da noi partecipanti: il “family group”, un momento di condivisione in cui i partecipanti hanno avuto la possibilità di esprimere pareri, emozioni, sensazioni ma soprattutto problemi grazie ai quali è emerso il lato più profondo di noi che costantemente sentiamo la necessità di essere ascoltati.

Il tutto è stato inoltre incentivato da una serie di “workshop” che ci hanno dato l’opportunità di relazionarci con giovani provenienti da tutta Europa.

Potrete solo immaginare cosa significhi lavorare ogni giorno in team diversi con giovani stranieri e quanto possa essere un’esperienza di arricchimento per tutti. Un ineffabile incrocio di culture e un’indicibile danza delle idee, che hanno dato l’opportunità di generare fertili microcosmi di pensiero, in grado di dar vita a lavori pervasi di creatività e originalità.

Lo scambio culturale potrebbe essere meglio definito come un continuo venire a contatto con qualcosa a noi alieno ma che proprio grazie alla sua diversità ci attrae. Ciò che rende accattivante questi “exchanging  programs” e che, poi, innesca il famoso effetto ciliegia, in cui uno tira l’altro rendendoci impossibile farne a meno è proprio questo travolgente e coinvolgente toccarsi e scontrarsi con la diversità, con qualcosa che ci è difficile e a volte impossibile accettare così come con qualcosa che invece già ci appartiene ma che appunto, proprio per questo, abbiamo il piacere di condividere in quanto alimenta ulteriormente il nostro entusiasmo. Fondamentale, infatti, è imparare ad apprezzare la bellezza della condivisione, un sostantivo che riteniamo essere la chiave di questi progetti finanziati dall’ Unione Europea.

Lo scambio, inoltre, non promuove solo la mobilità giovanile ma anche la multietnicità. Proprio col fine di incentivare in maniera critica ma soprattutto propositiva l’interculturalità ogni giornata è stata conclusa con una “international evening” in cui ci è stato possibile approfondire aspetti di ciascun Paese che non sarebbe stato possibile imparare altrimenti da un qualsiasi libro di geografia. È proprio qui che si identifica e si realizza a pieno quello che è il valore aggiunto e quanto mai essenziale di uno scambio culturale: degustare piatti tipici, venire a conoscenza di tradizioni, balli, costumi, usanze e tradizioni di ogni nazione è solo uno degli infiniti aspetti che possiamo scoprire partendo per un’esperienza forte come questa.

Lo scambio, tuttavia, non è solo condivisione con gli altri ma soprattutto con se stessi, è allo stesso tempo uno scoprire e scoprirsi a vicenda, mettersi in gioco, cercare di dare il massimo spinti a fare sempre meglio. Ci insegna ad imparare. Imparare a conoscere, a conoscerci, ad essere curiosi! È proprio la curiosità a muovere il mondo, è lei che ci spinge ad emozionarci a “mettere in movimento” (e-motion) qualcosa dentro di noi che crea quell’ impulso vitale sempre alla ricerca di qualcosa che possa travolgerci senza possibilità di essere fermato.

Nessuno deve sentirsi limitato a conoscere perché la conoscenza è un diritto di tutti e questo è proprio il messaggio che Erasmus Plus e l’associazione “YOBBO – Youth Beyond Borders” ha cercato di trasmettere e far arrivare ai giovani tramite questi progetti.

I limiti e le frontiere non esistono se essi possono essere superati.

 

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