Cinque piccoli Ambasciatori di Pace

di Carla Romana Antolini.

Mentre nel mondo gira dai primi di febbraio la foto di un bimbo iraniano di cinque anni all’aeroporto Dulles di Washington con le manette ai gomiti, perché i polsi erano evidentemente troppo piccoli per bloccare il pericoloso ostaggio, cinque bambini “ambasciatori di pace” sono giunti dall’Iran a Roma per portare in scena, una recita bilingue basata sulle storie epiche dello Shahnameh (Il Libro dei Re persiani di Ferdowsi), condividendo il palcoscenico con coetanei italiani che hanno scelto di raccontare in scena la nascita di Roma. Il gruppo “Ambasciatori di Pace e di Amicizia” è una ONG fondata a Tehran nel 2009 da alcune donne iraniane che si occupando principalmente della diffusioni dell’incontro tra bambini di tutto il mondo e dell’organizzazione di corsi di lettura di poesie dello Shahnameh (opera epica persiana di Ferdowsi) che trattano il tema della pace e amicizia tra i popoli.

I ragazzi, dai 4 ai 14 anni, che parlano diverse lingue si sono esibiti in numerosi eventi internazionali e hanno celebrato l’incontro tra culture con workshop di lettura di poesie dello Shahnameh con ausilio di burattini iraniani e internazionali. Lo scorso anno la presidente del gruppo insieme ad alcuni ragazzi sono stati invitati alla sede delle Nazioni Unite a Vienna per la conferenza annuale “Women and World Peace presentando una relazione intitolata “women for earth, earth for children”. A Roma sono approdati in due scuole con abiti tradizionali e proponendo in scena poesie e narrazioni tradotte in italiano anche con l’accompagnamento del Santur, caratteristico strumento a corde percosse da due bacchette. Nella scuola dove li abbiamo incontrati, l’Istituto San Giuseppe Calasanzio, sono giunti in occasione della giornata internazionale della lingua madre.

Ad accompagnarli per l’evento, presentato da Abolhassan Hatami e Parisa Nazari dell’associazione Alefba anche Tayebeh Mohammad, docente di neurolinguistica all’università Allame Tabatabayi di Teheran e presidente dell’ong Ambasciatori di pace e d’amicizia (Safirane solhva doosti). I suoi giovani narratori hanno raccontato la storia di Sindokht, la prima ambasciatrice di pace dell’epica persiana, centrata sulla parola e sulla sapienza come mezzo per avvicinare i popoli. E dopo essersi alternati in scena gli italiani e gli iraniani, hanno cantato insieme e ci hanno ricordato “Noi bambini regaliamo al mondo la pacee sicuramente le potenza del teatro ha sostenuto il linguaggio universale dell’arte e della condivisione fino all’emozione di quest’incontro gioioso, incontri che dovrebbero essere numerosi e moltiplicatori di buone pratiche contro la brutale realtà di quelle manette ai gomiti.