Con lo scrittore iracheno Younis Tawfik

di Maria Cristina Mauceri  – Università di Sydney

Un mese fa, durante il mio soggiorno torinese, ho anche intervistato l’autore iracheno Younis Tawfik: oltre che scrittore, è anche saggista e traduttore. Vive in Italia dal 1979 e insegna Lingua e Letteratura Araba all’Università di Genova. Il suo romanzo d’esordio, La straniera (2000), ebbe un grande successo e vinse svariati premi tra cui il Grinzane Cavour. Ha pubblicato diversi romanzi: La città di Iram (2003), Il profugo (2006), La sposa ripudiata(2011), La ragazza di piazza Tahrir 920120, nonché saggi sulla cultura islamica e ha anche collaborato alla traduzione italiana di Dante e l’Islam dell’arabista spagnolo Miguel Asín Palacio.

È presidente del Centro Culturale italo-arabo Dar al Hikma (parola che significa Casa della Sapienza) dove ci siamo incontrati per questa intervista. www.daralhikma.it Il centro è stato creato nel 2000 e si trova in una struttura che un tempo era sede di Bagni pubblici. Come ho osservato il mese scorso nell’intervista a Karim Metref, è interessante che a Torino queste strutture siano state riutilizzate  anche per centri interculturali. In questo centro italo-arabo si svolgono corsi di arabo, di italiano per stranieri e attività di vario tipo, tra cui presentazione di libri di scrittori africani, palestinesi, italiani e transnazionali. Nel Centro si trova anche un ristorante arabo e un bagno hammam. 

MCM: Che cos’è per te la scrittura creativa?

YT: È un’emanazione del proprio essere creativo che sgorga come una fontana dalla profondità dell’essere e non è un’attività abitudinaria o professionale, come ha affermato

Tahar Ben Jelloun che dice di essere un professionista della scrittura. Invece io ritengo che la scrittura sia un insieme di sentimenti, d’immaginazione, di flussi interiori di una elaborazione anche chimica all’interno del nostro cervello, che poi si riversa sulla carta in forma poetica, e dipende dal nostro talento. È vero tutti possiamo scrivere ma non tutti possiamo definirci scrittori. Scrivere è una cosa, ed essere scrittore creativo è un’altra cosa.

La scrittura di successo è quella che riesce a collegare l’animo creativo dell’autore a quello ricettivo del lettore. Tu come lettrice ti senti più coinvolta quando l’autore esprime quello che anche tu vuoi esprimere ma non sai in che modo.

MCM: Quindi ci deve essere una identificazione tra lo scrittore e il lettore, ma non sempre questo avviene.

YT: Se lo scrittore è bravo riesce a trascinarti nella lettura e anche se non ti senti coinvolto nelle vicende, riesce comunque a catturarti. Rimani incollata alle pagine perché c’è questa capacità di poterti legare a quanto è narrato.

MCM: Considerando anche il paese da cui provieni e dove attualmente stanno accadendo fatti terribili, la tua scrittura è anche un atto di denuncia?

YT: Un atto di denuncia contro gli abusi, contro le violenze e contro l’ingiustizia sociale.

MCM: Sei tornato in Iraq?

YT: Sì nel 2012, dopo trentacinque anni di assenza. Mia madre è mancata l’anno scorso a causa di un bombardamento dell’ISIS a Mosul. Stava con mia sorella e si curava dei nipotini. Quando c’è stato il conflitto con l’ISIS, la casa davanti a quella in cui stava fu bombardata e il vuoto d’aria e le schegge colpirono la facciata della casa e lei si è spaventata e ha avuto una trombosi. Non c’erano né ospedali né ambulanze, per cui è mancata. In un’altra situazione avrebbe potuto salvarsi. È successo nelle ultime due settimane dalla liberazione di Mosul.

MCM: Come vedi ora gli scrittori transculturali, sono secondo te inseriti nel panorama letterario italiano?

YT: Prima mi mettevano con gli autori stranieri, con La sposa ripudiata mi hanno messo tra gli italiani. Poteva essere un riconoscimento, però, secondo me, siccome in Italia non c’è la cultura di accettare gli scrittori transnazionali, mi ha penalizzato essere stato messo tra gli autori italiani, perché i critici non mi accettano come scrittore italiano, allora devo essere qualcosa altro. Bisogna creare una sezione translingue.

MCM: Esiste già una collana, Kuma.Creolizzare l’Europa, creata dal prof. Gnisci ed edita da Cosmo Iannone.

YT: Tu sai che io pubblicavo con grandi case editrici. Ho pubblicato nel 2011 La sposa ripudiata, un romanzo complesso. Ma è stato un libro trascurato, non ha avuto nessuna recensione. Nel passato accadde anche al libro La Escatologia musulmana en la “Divina Comedia” (Dante e l’Islam (il cui titolo originale è L’escatologia islamica nella Divina Commedia dell’arabista spagnolo Miguel Asín Palacio (1919), che venne tradotto e pubblicato in molte lingue del mondo, tranne che in italiano. Tanto che l’autore nel 1924 scrisse Historia y crítica de una polémica ( Storia e critica di una polemica). In Italia sono rigidi e poco disposti ad accettare qualcosa di esterno che si introduce nella loro lingua e nella loro letteratura. Sono talmente gelosi della loro cultura e  mi pare che questo possa essere definito un residuo fascista di questo tipo di nazionalismo.

MCM: Nei tuoi romanzi prevalgono protagoniste femminili eccezion fatta per Il profugo. Come mai questa scelta di privilegiare figure di donna?

YT: Fa parte delle denunce che faccio. Ho vissuto diciannove anni con mia madre in Iraq, e sono stato lontano da lei quasi quarant’anni e in trentacinque anni l’ho vista un’unica volta. Questa lontananza da mia madre ha scatenato in me dei sentimenti, degli influssi legati a quella figura che poi io metto in varie donne.

MCM: La figura paterna però in Il profugo è presente.

YT: Sì, però è legata a mia madre, alla storia d’amore con lei. E mia madre è stata una donna che ha allevato otto figli e ha combattuto contro gli abusi e le dittature. Aveva un coraggio straordinario. Ci trattava come una leonessa che protegge i suoi figli dal freddo e dalla fame. Da bambini avevamo passato anni molto difficili, ci sono stati anni di crisi in Iraq. Mio padre si era ammalato e non poteva lavorare. Mi ricordo che mia madre faceva il pane in casa e con quali sacrifici ci ha allevato, ma tutti quanti noi figli ci siamo laureati.

MCM: Stai pensando a un nuovo romanzo?

YT: Ho appena completato un dottorato di ricerca su “Lingue, Culture e Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione”. Per quanto riguarda il nuovo libro l’ho concepito ieri. Per ora ho solo il titolo e l’idea: I corvi e le tele ed è ambientato a Mosul durante l’occupazione. I corvi sono quelli dell’ISIS e la tele sono i quadri di un amico pittore che ha dovuto spostare durante la guerra.

MCM: Allora, auguri, restiamo in attesa del tuo prossimo romanzo.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*