Condividere Saperi senza fondare Poteri

di Renato Volterra.

“Far rivivere il ricchissimo «Fondo Scuola», i preziosi materiali autoprodotti dal movimento degli/delle insegnanti tra gli anni ’70 e ’80; le sperimentazioni di scrittura collettiva dei libri di testo realizzate insieme ad alunni e alunne nelle classi; le riviste specifiche che riportano il fermento del dibattito di allora su pedagogia e didattica, un lavoro di riflessione che animò le lotte degli/delle insegnanti e portò a riformare radicalmente la scuola dell’obbligo; gli opuscoli sull’esperienza delle 150 ore; i numeri dell’enciclopedia Io e gli altri.”

Riprendendo in parte il discorso sulla democrazia che ritengo sia diminuita nella scuola e nella società, vorrei mettere in evidenza queste parole di Primo Moroni, fondatore della Libreria Calusca di Milano, che divenne un centro di produzione e diffusione dei saperi, luogo di comunicazione e scambio di esperienze. Molti insegnanti italiani in quel periodo storico, tra gli anni ’70 e ’80, si concentrarono nel produrre materiali alternativi ai libri scolastici, producevano nelle classi gli strumenti che sarebbero stati usati poi nelle classi successive dagli altri ragazzini. Il libro di testo veniva prodotto all’interno della scuola e questo necessitava di tanti strumenti di informazione: piccole dispense, ricerche, audiovisivi, insomma vivevano la scuola come missione, come scoperta, come rete di relazioni da creare e far crescere, per migliorare la società.

Ecco perché Il ruolo della scuola pubblica a questo punto è diventato centrale: in un’epoca sempre più tecnologica oggi si corre il rischio di confondere i saperi con il saper consultare, nella democrazia del monitoraggio, del “cittadino vigile”, e servirebbe invece una maggiore presenza di veri conoscitori, di esperti, di intellettuali, studiosi, senza affidarsi a opinionisti improvvisati e ancora peggio manipolatori di informazione.

La Scuola è il luogo dove preparare i cittadini futuri dotandoli di strumenti critici , informazioni, capacità e conoscenze, il luogo da cui ripartire per ridistribuire il reddito, cioè il patrimonio culturale che in questi ultimi anni si è depauperato e non permette più l’ascesa sociale, che è primo principio di democrazia e di uguaglianza. Ormai se nasci in certe famiglie fai un certo percorso, vai in certi licei o università private, altrimenti sei deviato sul binario morto.

John Dewey, filosofo, pedagogista e fondatore dell’omonimo metodo, scrive “Non esiste vera democrazia senza un’educazione della società ai suoi valori e principi.”

Proprio dagli Stati Uniti, patria di J.Dewey, arrivano notizie interessanti a questo riguardo. Dopo l’ennesima sanguinosa e incomprensibile strage in una scuola, un movimento d’opinione si è mostrato al mondo nella più grande manifestazione di massa dai tempi del Vietnam. I giovani hanno dimostrato una straordinaria capacità organizzativa e di comunicazione facendo vedere ad un’opinione pubblica manipolata, addormentata e passiva, che si sta preparando una grande generazione. Tra i volti e le voci che hanno partecipato quella della giovanissima ( 12 anni ) Yolanda King la pronipote del reverendo Martin Luther King mi è sembrata la più significativa sia come simbolo di un legame tra le lotte del movimento per i diritti e la pace e le moderne rivendicazioni degli adolescenti per una vita che non sia ostaggio dei fabbricanti di armi.

Le parole di Yolanda, pronunciate dal palco suonano come uno slogan per tutti, chiedendo il controllo degli armamenti ha detto: “Mio nonno aveva un sogno, che i suoi quattro figli non fossero giudicati per il colore della loro pelle ma bensì per il loro carattere. Io ho un sogno che quello futuro sia un mondo senza armi.“ ha poi continuato: “Noi saremo una Grande generazione.”

Questi ragazzi hanno saputo comunicare le loro idee con la forza della verità senza ideologie, hanno anche lanciato una minaccia più moderna e concreta: attenzione ci stiamo organizzando per le prossime elezioni. E noi come l’ex presidente Obama non possiamo che dire “ Finalmente vi stavamo aspettando”.

Anche qui da noi dove le cose arrivano sempre con un riverbero, dobbiamo lavorare per formare una generazione che possa dire “ Noi… saremo un Grande generazione”.

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