Gli eroi della tradizione orale

Gloria Mendiola  – Ethnomusic – aps MIGRAS

Dedicare ottant’anni della propria vita alla musica e registrare il primo disco come cantante solista ai novantacinque anni è possibile, succede in Colombia. Questa non è la storia di uno dei personaggi di Cent’anni di solitudine dove il Nobel della letteratura Garcia Marquez descrive alla perfezione tutte le sfumature dei Caraibi colombiani, ma ben potrebbe esserlo, perché parleremmo qui di uno dei è più anziani “cantadores“ della tradizione colombiana ancora in vita.

Il nostro eroe si chiama Magin Diaz, nasce nel 1922 in una piccola frazione della località Mahates nella regione di Bolivar al nord della Colombia, chiamata Gamero, terra di “cantadoras y tamboreros“ dove sopravvive una forte eredità culturale africana. Ubicata a solo un’ora dalla preziosa città coloniale di Cartagena, principale porto di ingresso degli schiavi nell’America Latina, è una zona carica di storia e significato per la popolazione afrodiscendente.

Nelle vicinanze si trova infatti il primo popolo libero dell’America: San Basilio de Palenque, fondato dai neri cimarrones*1 dal XV secolo e dichiarato dall’Unesco, Patrimonio storico dell’Umamità nel 2005. Un pezzo d’Africa in Colombia, dove si parla e si insegna a scuola una lingua creola mista con lo spagnolo e le lingue di origine Bantu. Un piccolo paradiso culturale ancora incontaminato che lotta per mantenere la propria identità. Magin, con quasi un secolo di vita, senza saper leggere ne scrivere ha composto molte tra le più famose canzoni del repertorio musicale caraibico afrocolombiano, oltrepassando in molti casi le frontiere nazionali nella voce dei più importanti interpreti della musica colombiana. E’ il caso di “Rosa“, brano con il quale il nostro compositore guadagnò l’appellativo di Orisha*2 de la Rosa. Composta alla tenera età di 13 anni e dedicata al suo primo amore non corrisposto, ogni volta che gli viene chiesta l’origine della canzone, lui la racconta con gli occhi brillanti e il ricordo della gioventù nello sguardo.

Ogni volta che la vedevo, la salutavo dicendole ‘Adios Rosita de mi vida‘ (addio Rosita della mia vita ndr)”. Lei non mi dava mai retta, fino al giorno in cui mi rispose ‘non mi piaci perché sei troppo negro’ ed io le risposi a mia volta ringraziandola mentre se ne andava ed intonando questa strofa: *3

…Tra tutti i fiori, il più bello è quello che porta il nome ROSA, sopra la tua lira annaffiando fiori, la chiamerò ROSA DEI MIEI AMORI, quella San Juan svegliò. Rosa tu eres la Diosa, rosa che linda eres tu. Rosa tu sei la dea, rosa che bella sei La sua musica ha sempre prestato la fama ad altri, senza mai poter riconoscere la sua musica come sua, in quanto non sapeva firmare. Quest’incredibile “juglar” è rimasto nell’anonimato, mentre la sua mente continuava a produrre canzoni, che rispecchiano sia nell’interpretazione che nel contenuto il perfetto sincretismo tra la prosa europea spagnola con la forma letteraria nel cantare della “decima“, unita alla polifonia e alla forza dei tamburi africani. Il nostro Magin, appartiene ad una generazione che ancora ricorda il periodo della schiavitù e conserva il valore tangibile del “tramandare“ attraverso la tradizione orale, principale strumento del popolo per ricostruire identità e senso di appartenenza, caratteristica da sempre presente nelle cultura delle diaspore nel mondo intero.

Oggi le cose stanno cambiando per lui: arrivano i primi riconoscimenti importanti alla sua opera e nel 2016 la sua canzone “Por el Norte por el Sur“*4 è stata eletta la miglior canzone folklorica dalla prestigiosa giuria del festival più importante della canzone latinoamericana, il festival di Viña del Mar in Cile. Ha appena finito nel mese di novembre di registrare il suo primo disco in collaborazione con grandi nomi della musica, produttori nazionali ed internazionali, illustratori di grande fama. Un progetto quijotesco con un enorme staff riunitosi per rendergli il meritato omaggio, grazie alla testarda iniziativa di un gruppo di giovani della Noname Producciones, che hanno creduto nel valore della loro cultura.

Poche settimane fa è stata lanciata una campagna di crowdfunding per raccogliere i fondi per stampare il disco e fare il concerto di lancio. Una maniera originale per rendergli il più consistente e forse ultimo omaggio mentre lui è ancora in vita e un po’ di soldi per regalarli la tranquillità nei suoi ultimi anni.*5

Vi suggerisco di ascoltare i brani musicali proposti nei link delle note a piè di pagina, in modo che possiate partire insieme a me in questo viaggio di esplorazione sulle culture del mondo che proporrò nei prossimi articoli insieme ad un intreccio di musica e migrazioni tra il popolare, le tradizioni, le contaminazioni e le nuove tendenze, con interviste, rassegna di eventi ed storie di musicisti provenienti di diversi paesi del mondo residenti in Italia, Per questo primo numero, sono contenta di iniziare questa collaborazione per Mondita Review scrivendo sulla Colombia il mio paese d’origine, dopo quasi 25 anni di vita in Italia credo che sia ancora una maniera bella di presentarsi.

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1*cimarrones, termino che fa riferimento agli schiavi fuggitivi. In Colombia, Mexico e Cuba, i luoghi dove andavano a rifugiarsi e conformare una nuova popolazione liberta, venivano chiamati PALENQUES, QUILOMBOS, MOCAMBOS, LADEIRAS o MAMBISES in Brasile, CUMBES in Venezuela e MAROONS nel litorale caraibico angloparlante, la Guyana ed il sud degli Stati Uniti.

2*Orisha. sono semidivinità appartenenti originariamente alla mitologia dei popoli dell’Africa occidentaleYoruba, Nagò, Je-je, Ketu, ecc, il cui culto si è diffuso a partire dal XVII secoloanche nelle religioni para-sincretiche afroamericane. Nei culti para-sincretici gli Orixa sono spesso messi in relazione con i santi cristiani. Fonte: Fernando Ortiz. La africania en la musica cubana.

3* Magin Díaz y el Sexteto Gamerano– Primer trabajo discográfico.

4*Canzone Por el Norte por el Sur.

5*Campagna crowdfunding Indiegogo