Il Caco: la storia, la pace, la democrazia.

di Patrizia Borghetti.

C’è aria di festa in questi giorni tra i filari di piante e i semenzai della Ditta Ingegnoli di Milano. Aperta nel lontano 1789 in quella che era la campagna e ora è centro città, ebbe la lungimiranza di importare i semi della pianta del Caco, detto anche Kaki, dalla lontana Cina. Quindi non i soliti mercanti arabi o i botanici viaggiatori ma i due fratelli capostipiti della ditta di sementi che tuttora, dopo ben sei generazioni continua a “seminare” orti e giardini italiani e oltre confine.

Il Caco, dicevamo. Se non fosse per gli Ingegnoli il Caco sarebbe ancora pianta esotica mentre ora è prodotto in abbondanza e con i suoi frutti colora l’inverno da noi ma non sempre è apprezzato perché allappa se ancora acerbo, si disfa in mano se è troppo maturo.  Eppure in Cina è considerato “l’albero dalle sette virtù” per la dolcezza dei frutti, la robustezza del legno, la longevità della pianta, l’impiego decorativo delle sue foglie, il fuoco prodotto dall’ardore dei suoi rami, la possibilità per gli uccelli di nidificare tra i rami, la sagoma ombreggiata creata dall’imponente albero. In Giappone invece è oggi considerato “l’albero della pace”, perché alcune piante sopravvissero al bombardamento atomico di Nagasaki nell’agosto 1945.

E se attraverso i semi del Caco possiamo festeggiare i duecento anni di questa pianta in Occidente, l’occasione è buona per riflettere in generale sull’importanza dei semi e la lungimiranza di chi li cura, li essicca, li conserva e li fa di nuovo germogliare. Per associazione, la mente va dritta a Vandana Shiva, la studiosa indiana di economia mondiale che ha fondato il Centro Navdania, una vera banca del seme agricolo.  In realtà Navdania è il nome di un´antica tradizione indiana che vuole che il primo giorno di ogni anno le donne piantino 9 semi in un vaso. Dopo 9 giorni le donne portano i loro vasi al fiume e confrontano i risultati della semina: questo consente di vedere chi ha ottenuto i germogli migliori e genera una serie di scambi di semi. Questa pratica fa sì che ogni famiglia possa avere a disposizione i semi migliori e ogni villaggio possa ottenere cibo abbondante. Proprio il tema dei semi e delle loro conservazione rappresenta l´anima del movimento Navdania.

Ad oggi nella banca dei semi della fattoria di Vandana Shiva, vero tempio della biodiversità, si trovano i semi di 600 specie vegetali indiane: 250 tipi di riso, di cui 13 di basmati, 19 tipi di grano, 3 di mais, 4 di lenticchie, 6 di senape. La banca è in continuo arricchimento e ai semi indiani ogni anno se ne aggiungono altri provenienti da tutto il mondo.

La scelta di fare un passo indietro, abbandonare l´abbondante uso di prodotti chimici in agricoltura conseguente alla ´green revolution´ indiana e all´introduzione dell´agricoltura intensiva, è alla base della filosofia che anima il centro Navdania.

E di questo Vandana  parlerà in una Lectio magistralis intitolata “La democrazia della Terra”, domenica 28 gennaio 2018 al Cinema Odeon di Firenze in collaborazione con Terra Nuova Editrice e Altracittà Le Piagge.

 

 

 

 

 

 

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