Il Movimento dei Focolari e il dialogo interreligioso

di Maria Teresa Benanchi.

Fondato nel 1944 da Chiara Lubich il Movimento è ormai da anni attivo nella promozione nel dialogo tra le religioni. L’idea di dedicarsi a ciò venne nel 1977 quando Chiara Lubich fu insignita a Londra del Premio Templeton per il progresso della religione; fu proprio in quell’occasione che narrando la sua esperienza ad una platea composta da personalità di diverse fedi e confessioni religiose ricevette il loro caloroso ringraziamento per ciò che stava portando avanti.

Così il Movimento decise di aprirsi al dialogo.

Accompagnato dalla consapevolezza riguardo allo stato nel quale riversa l’intero pianeta ovvero un pluralismo culturale e religioso e affinché questo non sia motivo di divisioni e conflitti ma il solido cemento per la costruzione della pace nel mondo, nel fare ciò il Movimento trova la collaborazione di migliaia di fedeli di diverse religioni in tutto il mondo.

Ormai da anni è attiva la collaborazione tra il Movimento dei Focolari e il Movimento buddhista della Rissho Kosei-kai (Giappone), con il Movimento dei musulmani afro-americani (Usa) e con vari movimenti di ispirazione gandhiana dell’India del Sud.

Il faro guida è la Regola d’Oro: “Fate agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Il dialogo ha molte funzioni, ed oltre a quelle che mirano alla costruzione del futuro ci sono quelle che portano alla riscoperta; proprio così, la riscoperta delle proprie radici religiose e di ciò che ci unisce.

Con queste parole è intervenuta al convegno, lo scorso ottobre, di Religions for Peace Maria Voce, presidente del Movimento nonché copresidente di Religions for Peace :

«Rappresento un Movimento che pone una forte spiritualità alla radice del suo impegno su molteplici fronti del vivere umano – ha detto -. Questa spiritualità si fonda sulla coscienza che Dio è padre di ogni uomo e di ogni donna della terra e, dunque, essendo tutti gli uomini fratelli e sorelle, appartengono tutti alla stessa famiglia umana. Tale uguaglianza di base tra tutti gli uomini ci spinge a fare quanto possiamo per costruire il più possibile una vera fraternità là dove ci troviamo».

E continua:

«In oltre settant’anni abbiamo sperimentato che ogni persona di buona volontà può condividere questo impegno e questa sensibilità, perché in ogni cultura e religione esiste quella Regola d’Oro che ci invita a ‘fare agli altri quanto desideriamo che facciano a noi’ e a ‘non fare agli altri quanto non vorremmo facciano a noi».

Questo significa :

«Trattare le persone di un’altra etnia come vorremmo essere trattati noi, guardare quelli di un’altra religione come vorremmo essere guardati noi, valorizzare e apprezzare altri Paesi come vorremmo fosse valorizzato ed apprezzato il nostro e lavorare per la salvaguardia dell’ambiente nel nostro contesto e in altri come se quel posto fosse veramente la nostra casa dovunque, nel mondo. Questi atteggiamenti possono permeare la nostra vita come individui e come comunità, sia a livello locale che internazionale, generando una corrente positiva in un mondo percorso da tensioni e divisioni di ogni tipo. Infatti vediamo che la pratica profonda della fede porta anche i giovani di varie religioni, che vivono la comprensione reciproca, a scoprire la fraternità, a condividere i propri beni, a lavorare per lo sviluppo delle aree più povere, a rispettare la natura e a non sprecare le risorse».

 

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