Il Razzismo nello Sport e gli “anticorpi”

 

A cura della REDAZIONE.

Un’ennesima storia di tifo razzista, di passività e sottovalutazione da parte di un Arbitro e questa volta di reazione orgogliosa e non violenta da parte di un giocatore del Pescara, di origine straniera, africano del Ghana, Sulley Muntari . Ma questa volta il finale positivo è dovuto non ad una reazione italiana ma addirittura all’intervento deciso delle Nazioni Unite che hanno elogiato pubblicamente il giocatore per come si è comportato in campo e fuori Solo così è stato possibile che il giovane ghanese non sia stato punito e paradossalmente squalificato per essersi rifiutato di continuare a giocare dopo gli insulti razzisti ricevuti in assenza di una decisione dell’Arbitro.

“Finalmente sono stato ascoltato. Gli ultimi giorni sono stati molto duri per me, ero arrabbiato e mi sono sentito isolato”.

In un’intervista rilasciata al sito della FIFPro, il sindacato internazionale dei calciatori, Sulley Muntari pochi giorni fa ha commentato l’annullamento della squalifica che gli era stata inflitta dopo quanto accaduto domenica 30 aprile a Cagliari. Muntari ha ringraziato la  FIFPro, l’Onu e tutti quelli che lo hanno sostenuto e aiutato in questi giorni.

“Ero stato trattato come un criminale, punito nonostante fossi vittima del razzismo. Spero che questa vicenda contribuisca a evitare che altri calciatori possano soffrire casi del genere e che segni un punto di svolta in Italia, oltre che mostrare al mondo quanto sia importante difendere i propri diritti. E’ una vittoria importante, il messaggio è che non c’è posto per il razzismo nel calcio e nella società in generale”.

Facevano i cori contro di me da subito, nel primo tempo ho visto che nel gruppetto c’erano dei bambini e allora mi sono rivolto ai genitori e ho dato loro la mia maglia, per dare l’esempio. Poi in curva la cosa è continuata con un altro gruppo di tifosi: io stavo ragionando con loro, ma l’arbitro mi ha detto che dovevo lasciare perdere. E lì mi sono arrabbiato. Perché anziché fermare la partita se l’è presa con me?“.

Così Sulley Muntari al termine della partita Cagliari-Pescara aveva spiegato la sua decisione di abbandonare il campo:

I tifosi hanno sbagliato ma l’arbitro – ha chiarito il giocatore – doveva fare qualcosa di diverso, non accusare me. Io non sono una vittima. Ma se si fermano le partite sono convinto che queste cose non succederanno più”.

Anche l’allenatore del Pescara , Zdenek Zeman, era tornato a parlare soprattutto dell’episodio finale che ha coinvolto Sulley Muntari, insultato da qualcuno sugli spalti per il colore della sua pelle. Zeman conferma l’ipotesi dei ‘buu’:

“Muntari ha sentito cori razzisti e ha chiesto all’arbitro di intervenire. Facciamo tante chiacchiere e poi ci si passa sopra. Muntari ci ha lasciati in 10, è voluto uscire dal campo di sua spontanea volontà quando ancora potevamo dire la nostra negli ultimi minuti di gioco. Vi spiego il perché: i tifosi del Cagliari lo hanno bersagliato con cori razzisti, lui aveva chiesto l’intervento dell’arbitro. Sulley ha così deciso di uscire in segno di protesta”.

Al termine della gara il vice presidente del Cagliari, Stefano Filucchi, aveva provato a chiarire  la posizione del Club sull’episodio.

“Dalla panchina abbiamo assistito all’alterco verbale di Muntari con il direttore di gara. Abbiamo poi capito che si era verificato uno scambio di battute tra il calciatore e qualcuno sugli spalti per questioni relative a frasi ingiuriose. A fine gara abbiamo ascoltato le dichiarazioni del calciatore, che ha lamentato di essere stato fatto oggetto di cori razzisti e di aver avuto una discussione con l’arbitro che lo aveva invitato a non parlare con i tifosi durante la partita. Noi dalla panchina non abbiamo sentito cori razzisti né ritengo li abbia sentiti l’arbitro addizionale che è posizionato proprio davanti alla curva e che, infatti, non ha preso nessuna iniziativa né penso abbia comunicato qualcosa di determinante al direttore di gara, che non ha preso alcun provvedimento. Anche alla nostra panchina non è stato riferito nulla, se non quanto abbiamo visto. La tifoseria del Cagliari non è razzista: lo dicono la nostra rosa, la nostra storia e la nostra tradizione. Detto questo, chiaramente la Società condanna fermamente ogni forma di razzismo e di violenza”.

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