Italia – Uruguay e ritorno

 

di Carla Romana Antolini.

In Italia da quasi 10 anni Veronica Cassiols Torcello ha partecipato a più di 100 spettacoli come attrice con un infinito numero di repliche. Nata e formatasi in Uruguay approfondendo l’arte dell’attore ma anche molte altre discipline artistiche come danza, canto, l’arte visiva e la fotografia, nonostante un importante carriera di attrice e di docente di teatro in Uruguay, Veronica ha scelto di venire a vivere in Italia condividendo in scena il suo importante bagaglio culturale. Dopo averla vista più volte in teatro ed avendone apprezzato la particolare bravura nel far rivivere le emozioni dei personaggi che interpreta, l’abbiamo incontrata per raccontare ancora una volta del potere della cultura e del teatro nel creare connessioni tra mondi diversi. Lei nata in Uruguay da famiglia di origini italiana si è trovata un giorno a viverci e lavorarci in Italia con un carico pieno di arte e di cultura.

La formazione in Uruguay per gli attori è particolarmente articolata tra diverse materie e prevede anche conoscenza dei sistemi organizzativi del teatro?   

Direi di. Io ho iniziato a formarmi quando la scuola ufficiale era stata chiusa dalla dittatura militare e allora tutti quelli che volevano studiare dovevano entrare in qualche scuola di teatro indipendente.

Scelta che aveva un lato bello e uno brutto, direi, nel teatro indipendente sin dall’inizio fai una bella roteazione tra la parte formativa, artistica, organizzativa, tecnica e su tutto quello che concerne il far funzionare una sala teatrale. Produzione, programmazione, bandi pubblici e privati, application form sono delle parole che ascolti mentre ti stai formando e che di sicuro almeno una volta nella tua vita da professionista ti hanno riguardato e te ne sei dovuto occupare.

La scuola ha una durata di 4 anni più il post diploma di un ulteriore altro anno. Tutti i giorni 6 ore da lunedì a sabato, dalla classe di arte drammatica alla di storia del teatro, o danza, o scenografia, o canto, o propedeutica della voce, o pantomima o maschere… Credo che gli attori, i costumisti, i tecnici delle luci, gli scenografi e i registi uruguaiani siano molto competenti con una formazione veramente alta.

Attualmente vivi in Italia, ma cosa significava per te l’Italia quando vivevi in Uruguay? 

L’Italia è stata da sempre per me l’empirica rappresentazione di una cultura meravigliosa. Da noi si studia nella scuola, poi tra l’altro io ho fatto anche qualche anno di Belle Arte così che il fascino di questa storia culturale ricca mi spingeva sempre di più a conoscere questo mondo che poi è anche il mio in qualche modo. Insieme alla mia grande maestra, Elena Zuasti, fantasticavamo di fare un viaggio che ci portasse nella culla del teatro. Quindi si parlava tanto di come sarebbe stato fare un nostro spettacolo in un teatro romano e di conoscere anche insieme la Grecia. Purtroppo lei è scomparsa qualche anno fa ma io ho avuto la soddisfazione di rappresentare Rifka di Anita Luksemburg qui in Italia più di una centina di volte, Rifka è stata l’ultima regia che Elena ha atto per me. Questo vuoi dire (o io voglio credere) che lei stia con me ancora facendo teatro e dilettando tutti con la sua generosa arte.

Nel tuo doppio cognome c’è in nome di una piccola isola veneziana, come questa isola ha a che fare con la tua famiglia e le tue origini?

Ecco il mio legame ancestrale, Torcello per me non è stata mai un territorio lontano dall’Uruguay, era la casa dei miei. Erano i ricordi di famiglia che si trasmettono di generazione in generazione. Fu una emozione immensa per me la prima volta che sono stata lì e che si ripete ogni volta che ritorno. Io ho saputo da sempre tante storie di questa isola, di come sono andati via i miei, di tutto quello che hanno fatto per recuperarla… Insomma io ho visto anche negli occhi di mia figlia e mio nipote l’amore che provano anche loro per quella terra l’anno scorso quando sono venuti dall’Uruguay e li ho portati a visitare Torcello.

Una volta in Italia hai partecipato a diversi spettacoli di autori italiani, ma anche sudamericani. Quanto il teatro aiuta nell’incontro tra culture? Quale il suo potere?

Il teatro ha il potere della emozione condivisa, sembra puerile dirlo ma è così.  E’ un atto di amore, di fiducia. Quando si apre il canale della comunicazione che unisce l’attore con il pubblico non conta nient’altro che quello che hai da raccontare e quelli che ascoltano e che sentono.  Il teatro uruguaiano si potrebbe dire che è un teatro universale visto che si fanno autori di tutto il mondo e questo già ti fa entrare in altre culture, in altre vite con altri abitudini diverse alle tue ma quando sei intellettualmente onesto, quando credi in quello che fai, il pubblico lo sente, lo accetta e anche lui si apre a conoscere e a interrogarsi su quella realtà che stai raccontando.  In questo incontro uno capisce che non è tanto distinto dall’altro e quello che può essere diverso può essere allo stesso modo una ricchezza, qualcosa d’apprezzare.

Cosa ti piace e cosa non ti piace del teatro italiano? e del pubblico?

Non mi piace il fatto di fare una replica oggi e poi un’altra tra 3 mesi. Non mi piace che sia così difficile poter entrare nei circuiti che ti permettano di replicare per poter svolgere la tua professione in modo continuativo. Essere professionista così è quasi impossibile.  Essere professionista non solo vuol dire fare seriamente il tuo lavoro. Vuoi dire poter vivere del tuo lavoro. Mi capita che a volte quando un collega italiano vede il mio curriculum si chiede come sia possibile che io abbia recitato tanto e in tanti spettacoli… io rispondo che nel mio paese una attrice della mia generazione che abbia fatto un percorso simile al mio sicuramente lavorerà tanto. E’ ammirevole la perseveranza del teatrante italiano perché è vero che qui ci sono più bandi di sostegno alla produzione di spettacoli, però alla fine se non riesci a replicare tutto si fa molto pesante.

La mia esperienza col pubblico italiano è qualcosa di stimolante. Mi aspettano dopo lo spettacolo, mi danno il loro parere, mi scrivono messaggi privati sui social… Non è un pubblico invadente ma è un pubblico molto affettuoso. Il pubblico uruguaiano direi che è più timido, cioè, sempre c’è qualche persona che ti vuole salutare o parlare ma qui direi che è quasi sistematico. All’inizio io avevo la sensazione che loro non si contentavano soltanto con l’applauso, che dovevano ancora esprimersi e quello mi sembra molto gratificante come attrice

Hai emozionato diversi pubblici facendo conoscere storie e testi di autori uruguayani agli italiani e anche traducendoli spesso?

Nel mio repertorio ci sono testi di teatro civile che raccontano storie scritte per uruguaiani o scritte per italiani ma che raccontano storie di uruguaiani (Rifka che parla di una donna ebrea che si salva della guerra andando in Uruguay, Gli occhi nell’ombra, la storia di una bambina uruguaiana che cresce mentre suo padre era in carcere imprigionato per la dittatura) e quasi un dovere per me parlare di queste cose. Sono mie le traduzioni. Ma non solo faccio traduzioni di testi teatrali, essere traduttrice e interprete free lance è anche un lavoro che amo molto fare.

So che stai lavorando ad un progetto su due noti poeti con altri noti attori uruguayani, puoi anticiparci qualcosa?

Sono felicissima di poter salire sul palco in Italia con una figura emblematica del teatro di lingua spagnola, l’attore Pepe Vàzquez. Ad ottobre avremo il debutto mondiale di una coproduzione tra l’ass. Dramophone di Bologna e la Compañìa di Pepe Vàzquez dall’Uruguay: Quando il freddo scotterà di Fulvio Ianneo che racconta la poesia di Idea Vilariño e Mario Benedetti. Ci accompagneranno anche Marìa Clara Vàzquez (figlia d’arte) e Emilio Pigot. Sono sicura che questo spettacolo sarà ben ricevuto e ben apprezzato per il pubblico europeo. Dal momento posso dire che saremmo a Bologna, Roma, Milano e Madrid sarà un mese molto intenso. Pepe è un uomo grande (in tutti i sensi) e anche se sappiamo che c’è molta aspettativa per il suo arrivo in Italia vedremo se possiamo mettere altre date in calendario oppure fare solo quelle di cui ti ho parlato. Naturalmente le repliche in Italia saranno in lingua italiana con la nostra chiara pronuncia spagnola ma è una bella sfida fare questi due grandi della letteratura uruguaiana in italiano.

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