Ius Sport : la Pallavolo italo-africana

di Angelo Cioeta

Continuiamo a vivere nell’attesa (forse vana) di una legge sullo Ius Soli, il diritto di cittadinanza per chi è nato e cresciuto in Italia da genitori stranieri. Un pezzo di politica si oppone, perché vede in questo passo in avanti per l’integrazione una (sciocca) minaccia alla sicurezza nazionale o semplicemente una ingiustizia: dare la cittadinanza italiana agli stranieri come se fossero persone nate e cresciute in Italia figlie di italiani “purosangue” (che cosa orribile!). Ogni giorno che passa senza la legge sullo Ius Soli, è un’opportunità in meno per rendere più bello e grande questo Paese.

Nel mondo dello sport, ad esempio, ci sono esempi di integrazione vincenti, che rendono il nostro Paese un modello da seguire dinanzi agli occhi di tutto il mondo. Così come l’integrazione europea definitiva, quella che culminerà con la nascita degli Stati Uniti d’Europa, ci permetterà un giorno di dominare il medagliere olimpico (oggi monopolio assoluto di Cina e Stati Uniti), il momento in cui una legge sancirà ufficialmente la fine di questa odiosa e stupida discriminazione sulla cittadinanza favorirà una crescita più sana dell’Italia dal punto di vista economico, politico, sociale. Anche a livello sportivo non mancheranno i risultati di rilievo, cosa che già sta accadendo nel mondo della pallavolo.

Il volley, in Italia, abbiamo imparato a conoscerlo con la generazione di fenomeni di Julio Velasco (capace di spezzare il dominio dei Paesi dell’Est Europa e di vincere tre mondiali consecutivi) e dell’impresa delle ragazze nel mondiale 2002 in Germania, facendo decollare definitivamente anche il movimento rosa. Pochi giorni fa, il volley giovanile ci ha regalato un’altra gioia internazionale: la medaglia d’oro al mondiale Under 18, che si va a sommare a quello Europeo Under 16 e al secondo posto nel Grand Prix della Nazionale A.

C’è un movimento pallavolistico, insomma, che sa fare programmazione e vincere. Il settore giovanile, probabilmente passerà alla storia come quello del “Black Power”, del “potere nero”. C’è un bel color d’Africa infatti: Paola Egonu (18 anni) è figlia di genitori nigeriani (così come Terry Enweonwu), Myriam Silla ha padre e madre provenienti dalla Costa d’Avorio. E poi ci sono altri nomi, destinati a diventare bellissimi ricordi: Fatim Kone, Loveth Omoroyi e le sorelle Nwakalor, pilastri delle Giovani Italie. Da qualche anno conosciamo Valentina Diouf, figlia del senegalese Serigne.

Ironia della sorte, in un Paese che mangia solo calcio, la pallavolo potrebbe diventare decisiva per garantire pari dignità a chi, ogni giorno, lavora, gioca, si allena e vince rappresentando il tricolore e cantando l’Inno di Mameli, pur avendo una famiglia proveniente dal di fuori degli italici confini. Chissà.

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