Le Tre Europe

di Gianguido Palumbo.

Dopo l’editoriale della scorsa settimana dedicato al nuovo Museo di Bruxelles sulla Storia d’Europa, oggi scrivo un secondo e ultimo appunto al ritorno da Bruxelles dopo averla vissuta per 15 giorni.

Innanzi tutto una riflessione sull’immagine riprodotta dalla foto che ho scattato in centro città e che mi ha impressionato già nell’inquadrarla, per la sua carica metaforica evidente relativa all’Europa : le tre Europe concentrate in tre edifici.

A pochi metri uno dall’altro nella città simbolo della nostra Europa, tre costruzioni simbolicamente espressive, senza che alcun urbanista le avesse concepite come tali.

A sinistra un Palazzo di fine ottocento ancora ben messo che ci ricorda la Storia d’Europa con le sue origini, tradizioni, solidità, simmetrie. Al centro un Grattacielo moderno, anni 2000, che indica il presente recente, l’Europa tecnologica e burocratica, abbastanza fredda e potente. A destra un edificio in demolizione ma abbastanza recente, di uffici, in cemento armato degli anni ’70, con le armature in ferro contorte e tranciate dalle grandi macchine demolitrici: non è ancora il futuro dell’Europa ma ricorda la crisi e la distruzione in atto dell’Europa dei decenni appena passati in espansione, con tecnologie ormai desuete, design superato e grigio, spazi di lavoro angusti ma funzionali ai sistemi di lavoro di quegli anni.

Noi che guardiamo l’immagine non sappiamo da cosa sarà sostituito quell’edificio in demolizione : verde pubblico ? Un nuovo Grattacielo modernissimo ? Un palazzo per abitazioni ?  Il futuro non è esplicito e definito né dello spazio urbano né dell’Europa.

In questa stessa Bruxelles ecco altre notazioni che interessano i temi di MONDITAreview.

Nel Parco pubblico centrale, il Parco di Bruxelles,  di fronte al Palazzo Reale e a poche centinaia di metri dal Parlamento Europeo ed i Palazzi dell’UE, mentre in una grande area giochi molto attrezzata decine di famiglie di origini europee, arabe, africane, asiatiche, giocavano e badavano ai loro figli-e piccoli-e con tranquillità e normalità,  ho trovato fra istallazioni all’aperto e mostre, un chiosco sorvegliato da un severo vigilante, che già da lontano era annunciato da un grande striscione coloratissimo : BRUSSELS –  MIXCITY 183, alcune immagini e in diverse lingue le parole Diversità e Mescolanza. Era una installazione pubblica dell’Amministrazione Cittadina e Regionale dedicata alla MULTIETNICITA’ di Bruxelles con fotografie , cartelloni, testi in più lingue, e nella quale il 183 indicava il numero di Paesi originari dei Cittadini. Nel Comune sono residenti solamente poco meno di 200mila abitanti e nella Città Metropolitana vivono invece ormai 1 milione e 200mila persone, appunto di 183 origini diverse.

Per finire, come già appena accennato nell’editoriale scorso, la descrizione di una sensazione quotidiana che ho vissuto in quei 15 giorni di vita normale.

Stavo a casa di un amico che abita da anni in un quartiere abbastanza vicino al centro politico ( non quello storico antico ) ed alla zona cosiddetta “europea” : un quartiere semiresidenziale con palazzetti verticali a tre piani di origine ottocentesca e una popolazione fortemente multietnica, con famiglie di origine europea, africana, araba, orientale.

Ho frequentato altri quartieri, ospedali, musei, parchi, il centro storico turistico, gallerie e grandi vie commerciali,  supermercati e mercati rionali e popolari, spostandomi con Bus ,Tram , Metrò,Taxi e auto Uber, con grande facilità ed efficienza.

La sensazione più forte ed evidente era quella di una città fortemente multietnica, a livelli differenti ( fra personale delle istituzioni europee e internazionali e tanti altri cittadini “normali” con occupazioni diverse ), e paradossalmente  una città “serena”, efficiente. Inoltre mi è stato riferito da più fonti garantite che Bruxelles negli ultimi anni è diventata molto vivace anche culturalmente e socialmente competendo addirittura con Parigi, Berlino, Londra, Madrid…..

Confrontare questa Bruxelles con quella descritta pochi mesi fa negli articoli legati agli attentati terroristici mi ha colpito per la distanza ed anche per una riflessione forse affrettata : probabilmente quegli attentati hanno colpito proprio quella “serenità”, quell’efficienza, quella convivenza. Sono sicuro che anche a Bruxelles i problemi sociali esistano eccome, a partire dalle inevitabili differenze economiche fra  abitanti, ma la quotidianità superficiale in quei giorni normali sembrava basata sull’acquisizione di uno standard di “civile convivenza” che purtroppo almeno a Roma dove vivo da 15 anni e non da 15 giorni, non mi pare esista.

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