Lussemburgo multietnico multilingue

di Giovanna Pandolfelli ( da Lussemburgo ).

 

Incuneato tra Belgio, Francia e Germania, il Lussemburgo, unico granducato al mondo, è un piccolo Paese che riserva tante sorprese. Con una popolazione di 550.000 abitanti, di cui nella capitale più della metà straniera, è caratterizzato da una forte componente multiculturale e multilingue.

La comunità italiana è la terza per estensione numerica, dopo quella portoghese e francese. Ci sono rappresentanti di tutti i paesi europei grazie alla presenza di alcuni uffici delle istituzioni europee, ma anche impiegati nei settori bancari, finanziari e in alcune importanti aziende internazionali. Con il suo clima continentale, se per strada incontrate un gruppo di persone intirizzite dal freddo che in pieno inverno non rinunciano al loro momento di socializzazione molto probabilmente parleranno italiano.

La comunità italiana si compone di vecchia e nuova migrazione; tuttora giovani e non, di varie nazionalità, vi si trasferiscono per lavoro.

Ma chi sono i lussemburghesi?

La cultura locale è principalmente di stampo germanico, con forti influenze francesi. La lingua ben riflette questa loro doppia appartenenza: il lussemburghese infatti è una lingua germanica, ma contiene circa 5000 parole francesi. Un tour culinario ve lo confermerà: accanto ai tipici ristoranti di cuisine française e bistrot alla parigina, troverete cucina alsaziana o classici stand con wurstel in perfetto stile tedesco.

Ma il lussemburghese non è l’unica lingua ufficiale del Granducato. Nel Lussemburgo vige un regime di triglossia, ovvero convivono ben tre lingue ufficiali, ognuna destinata ad un ambito specifico. Il lussemburghese è la lingua usata per la comunicazione orale. Il francese è la lingua legislativa, molto diffusa specie nella capitale, mentre il tedesco è la lingua di alfabetizzazione, anch’esso molto diffuso, spesso predominante in regioni più periferiche.

Il sistema scolastico lussemburghese prevede l’obbligatorietà dai 3 anni: il primo anno in lingua francese, gli altri due della scuola materna in lussemburghese. All’età di 6 anni comincia il ciclo primario in cui si impara a leggere e scrivere in tedesco, mentre in francese è introdotto alla fine della seconda elementare. Entrambe le lingue verranno poi usate per le materie di studio, mentre il lussemburghese rimarrà la lingua veicolare ma non sarà usata per insegnare materie scolastiche. La stampa in Lussemburgo dispone di quotidiani in tedesco, in francese e in entrambe le lingue che si alternano arbitrariamente, mentre esiste una rete televisiva in prevalenza lussemburghese.

Il lussemburghese viene introdotto come lingua nazionale con la legge del 1984, anche se fino ad allora non era mai stata menzionata nella costituzione in vigore. Il multilinguismo del Lussemburgo può essere attribuito sia alla sua posizione geografica sia ai vari cambiamenti politici e demografici verificatisi sin dalla data della sua fondazione nel X secolo.

La storia di una lingua

Fondata nel 963 d.C. dal Conte Sigfried, l’allora castello di “Lucilinburhuc” si trovava a far da spartiacque tra Germania e Romania, due parti del vecchio impero carolingio separato da una barriera linguistica. Di conseguenza venivano parlate entrambe le lingue di confine, finché, dal XII secolo in poi, il francese non cominciò a prendere piede divenendo la lingua della nobiltà e lingua ufficiale dello Stato, fino a sostituire del tutto il latino, mentre il popolo, che costituiva la maggior parte degli abitanti, si esprimeva nella variante dialettale germanica. Gli odierni confini del Lussemburgo risalgono al 1839 quando la conquista dell’indipendenza dall’occupazione straniera subita per vari secoli rappresentò una spinta verso un’identità nazionale che fu associata con il proprio idioma locale, cosa che continuò ad influenzare la storia linguistica del Lussemburgo sino ad oggi.

Per inciso, va ricordato che il lussemburghese non fa parte delle lingue ufficiali dell’Unione europea, poiché agli inizi dell’integrazione europea (1951 Trattato CECA) non godeva di nessuno statuto ufficiale in Lussemburgo. Soltanto nel 1998 fu creato un organo permanente con il compito di monitorare lo sviluppo e la codifica della lingua. Ciononostante resta tuttora completamente marginalizzata nel sistema di insegnamento scolastico.

Si evince quindi da questo quadro come l’atmosfera che si respira in questo piccolo territorio quasi sconosciuto ai più sia dinamica, multietnica e plurilingue. Purtroppo però non è tutto oro quel che luccica.

Nel clima europeo generale lacerato tra l’accoglienza a nuove culture e la costruzione di muri, anche in Lussemburgo si avvertono gli echi di un rigurgito nazionalista che si serve della lingua lussemburghese come discriminante ai fini dell’integrazione. Molti stranieri residenti, infatti, in particolare appartenenti alla comunità internazionale, non avendo contatti con la cultura locale molto spesso parlano il francese e/o il tedesco, ma difficilmente sentono la necessità di apprendere il lussemburghese che è divenuto per la popolazione locale emblema di coesione sociale.

Inoltre, l’ampio spazio dedicato alle lingue nel sistema scolastico (35-40%) porta a trascurare altre materie. Da uno studio del Consiglio d’Europa nel 2006, ad esempio, emergono percentuali allarmanti di ritardo nel livello dell’istruzione primaria che aumentano vertiginosamente negli istituti tecnici superiori. Il tasso di abbandono scolastico è elevatissimo e le lingue obbligatorie, francese e tedesco, sono le materie in cui si registrano i maggiori insuccessi. Le comunità straniere più rilevanti in termini numerici, quella portoghese (intorno a 80.000 persone) e quella italiana (circa 20.000) lottano per riuscire in tedesco. Gli studenti lussemburghesi meno portati per le lingue si trovano invece nella situazione inversa.

Tuttavia, un’eccellenza nell’istruzione c’è ed è quella dell’istruzione superiore.

L’università del Lussemburgo si è guadagnata l’86° posto tra quelle europee e il 178° tra più di 800 università di tutto il mondo. Un record specie se si pensa che è nata solo nel 2003. L’offerta formativa riflette quella linguistica del territorio. Infatti, nei corsi di studi si alternano indistintamente insegnamenti in lingua inglese, francese e tedesca, una sfida non indifferente per gli studenti che desiderano avvicinarvisi, ma che tuttavia permette un approccio realmente multilingue e multiculturale alle materie insegnate.

In conclusione, il Granducato del Lussemburgo, pur con le sue problematiche, resta un raro esempio in Europa in cui l’esperimento del multilinguismo e del multiculturalismo raggiunge la sua massima espressione.

 

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