Madri di pancia e madri di cuore

di Renato Volterra.

Riprendo il tema delle adozioni internazionali,  sia perché sono stato  informato da una mamma di alcuni spiacevoli episodi accaduti durante la ricreazione in giardino sia  perché ho seguito un incontro di formazione su “Attaccamento e apprendimento”  presso l’I.C. Sannilo  di Grottaferrata.

Uno dei nostri tre alunni adottati è stato avvicinato da altri bambini di un’altra classe che gli hanno detto :“ Tua madre è morta e a te ti hanno comprato”. Questa frase ,che non credo sia il  frutto di una mente infantile ma anzi di una mente adulta non ancora completamente sviluppata, ha indotto  le mie colleghe e me ad approfondire l’argomento tra i bambini e a cercare il coinvolgimento dei genitori di tutto l’istituto.

Questi bambini, che a tutti gli effetti sono cittadini italiani, magari neri con entrambi i genitori bianchi,  hanno storie complicate, vissuti che non vogliono ricordare,  traumi che non possiamo immaginare,  dovranno “scalare una montagna” per riuscire a costruirsi una identità,  sentirsi  persone  “normali”, inserirsi nella nostra società ed è compito di tutta la comunità educante dar loro un aiuto e gli strumenti  per raggiungere tale obiettivo.

Così con l’ausilio di una associazione di genitori adottivi abbiamo proposto un corso d’aggiornamento per genitori e docenti che si svolgerà  all’inizio del prossimo anno scolastico; gli argomenti sono di grande importanza dal punto di vista educativo e didattico poiché coinvolge tutto il personale  scolastico e non solo per ciò che riguarda il problema specifico.

Se è vero che ognuno di noi,  tra i 3 e i 15 mesi,  costruisce il proprio modello di attaccamento, significa che il tipo di interazione con la madre e quindi il processo di regolazione affettiva è determinato da queste prime esperienze; un attaccamento sicuro produce sicurezza, autostima, capacità di concentrazione curiosità verso il nuovo, un attaccamento, un rapporto affettivo insicuro,  evitante o disorientato, produce ansia, mancanza di fiducia in se stessi, incapacità di concentrazione e difficoltà ad avere rapporti equilibrati con gli altri.  Tutto ciò, quindi non riguarda solo i bambini adottati che per loro sfortuna sono passati attraverso esperienze traumatiche ma anche bambini e sono sempre di più in questi ultimi tempi, cresciuti in famiglie cosiddette normali, ma che hanno genitori incongruenti o separati e incattiviti o persi nei loro problemi. Questi sono quei bambini dal “cuore triste”, che non imparano nemmeno l’alfabeto perché l’alfabeto si impara col cuore, sono quei casi di disagio che  vengono definiti BES ( bisogni educativi speciali)  che si  manifestano nelle nostre classi con sempre maggiore frequenza.

La proposta operativa, che proporrò per il prossimo anno, nelle nostre due classi di Seconda Elementare,  sarà quindi di  partecipare al Laboratorio di scrittura aperto ad adulti e bambini  : “Raccontiamo fiabe per… parlare di adozioni”  che prende spunto dalle  esperienze  della dott.ssa Anna Genni Miliotti e che si ispira al suo testo           “Le fiabe per.. parlare di adozione”.

Il bambino chiama la mamma e domanda:

Da dove  sono  venuto? Dove mi hai raccolto?”.

La mamma ascolta, piange e sorride mentre stringe al petto il suo bambino.

Eri  un desiderio dentro il mio cuore”

( da una poesia di Tagore )

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