a cura di Klodian Kojashi
FESTIVAL DELLA CULTURA ALBANESE Mantova 8-30 giugno 2018
“Maledetti albanesi” Il tuo zero non e’ il mio zero !
Il Festival della Cultura Albanese nasce nel 2016 a Mantova grazie all’idea della presidente dell’associazione LE AQUILE DI MANTOVA, Anila Cenolli, all’ artista Alketa Delishaj ed a un gruppo unito di giovani che hanno subito creduto in questo progetto. A realizzare quest’iniziativa ci ha accompagnato la voglia di impegnarci e a raccontare un po’ di noi…. coinvolgere chi è riuscito a portare avanti i propri sogni ed aspirazioni pur dovendo adattarsi alle circostanze di chi vive della CREATIVITA’ chiedendo ai giovani artisti la loro visione fresca, di rappresentare le loro realtà artistiche locali, promuovere, incentivare e sviluppare il lavoro creativo ed al tempo stesso promuovere un territorio ricco di storia e d’ arte.
Il nostro è un festival “multi-artistico” e rafforza ancor di più il concetto che sta alla base dello stesso e di tutto l’universo, la simultaneità delle arti e il loro ibridarsi e sovrapporsi per creare un unico grande evento frutto della sinergia di più spettacoli quasi in contemporanea in diverse location.
Il Festival della Cultura Albanese è stato nell’arco degli ultimi anni una delle manifestazioni culturali più interessanti nel panorama albanese in Italia offrendo una vetrina vera ad artisti di ogni genere che vivono principalmente in Italia.
Sin da subito la nostra iniziativa è stata accolta e sostenuta dal Comune di Mantova (città che è stata Capitale della Cultura nel 2016), dal Ministero della Cultura Albanese e da imprenditori ed associazione del territorio.
Si tratta di una programmazione di eventi atti a favorire un movimento artistico-culturale e turistico tra le realtà coinvolte. L’intento principale è quello di dare voce a quegli artisti e a quelle persone che hanno qualcosa da raccontare e promuovere, tutto questo sarà fatto attraverso una serie di iniziative culturali.
“Maledetti albanesi” sono le parole dello scettico, pronunciate ad alta voce poco meno di un trentennio addietro ed ora digrignate tra i denti nel riconoscere il ruolo di chi ha gli strumenti per aprire prospettive che oggi l’occidente fatica ad immaginare.
Nessun “Italian dream” albanese; ora il viaggio parte dall’Italia, la meta non è ancora definita, la ricerca è solo all’inizio ma la necessità di arricchire con nuovi temi il XXI secolo è impellente.
Attraverso le opere di Guri Bulollari, Alketa Delishaj, Oltsen Gripshi, Xhimi Hoti, Erjon Nazeraj, Artan Shabani, Soni Tufina, Eldi Veizaj si vuole instaurare un dialogo con chi attraversando l’Adriatico ha creato alchimie nuove, visive e concettuali.
Ad accogliere la mostra è un luogo ricco di identità, un luogo difficile quanto stimolante come la prestigiosa Casa del Mantegna a Mantova dove contaminazioni, simbologie incontro tra culture hanno ragione d’essere. L’allestimento non museale vuole conservare la natura di dimora, dove chi abita sceglie di cosa contornarsi nella ricerca di sé. Icone del design occidentale del Novecento sono accostate ad elementi della tradizione albanese ricercando un genius loci “altro” in grado di supportare la nuova esperienza estetica che non contempla spazi asettici, muri bianchi: esperienze già percorse, assimilate, ormai sterili. Durante il periodo del festival dal 8 al 30 giugno saranno presenti diversi incontri sulla cultura, musica e le tradizioni albanesi. Il vissuto ci consegna chiari riferimenti e come ci ricorda un’amica albanese: “Il mio zero non è il tuo zero”. Da qui partiamo.
L’Organizzazione del Festival
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