Meningite “etnica”

di Renato Volterra – Maestro Elementare metodo Montessori

Nella mia Scuola Elementare nel quartiere Trionfale di Roma, quest’anno insegno l’ambito logico-matematico e inglese in due classi, contemporaneamente, dividendo il mio orario tra due  prime. Sono 45 alunni in tutto  di cui 12 sono alunni-e stranieri, provenienti da Moldavia, Romania,  Ecuador, Filippine, Marocco, Congo e  altri 2  in cui uno dei genitori  proviene dal Canada e l’altro dall’Austria, sono coppie miste. Vi racconterò da oggi in poi come avviene e come progredisce l’apprendimento nelle mie due classi.

L’evento più importante delle ultime settimane è stato un caso di meningite in una delle due classi.

Con l’imperversare di notizie su questa malattia e il crescere della paura alimentata da tutti i media si è creata una situazione paradossale.

Il panico è dilagato sia nell’istituto che tra le famiglie ed è stato difficile gestire la situazione in classe . Per fortuna l’assistenza della ASL e dei suoi specialisti ha fornito notizie e informazioni utili  per affrontare la situazione e con molto sangue freddo ho cercato di tranquillizzare  bambini e genitori. Quello che non mi aspettavo è stata la reazione di molti insegnanti e del personale scolastico che alla notizia hanno manifestato tutto il ventaglio dei luoghi comuni che si può immaginare in questi casi, dal commento sulla nazionalità, alla paura irrazionale che ha portato qualcuno a fare un ciclo di antibiotici insieme a tutta la sua  famiglia, fidanzati delle figlie compresi nonostante non avessero mai avuto alcun contatto con il paziente. Una delle reazioni più significative e negativa è stata quella relativa alla identità nazionale etnica dell’alunno-a ammalato-a, come se facesse la differenza  se fosse stato un figlio di Immigrati Stranieri o meno !

Pochi giorni dopo abbiamo avuto notizie dalla famiglia coinvolta che ci hanno ulteriormente tranquillizzato e quindi stavamo cercando di rientrare in una specie di normalità, ma come se non bastasse tre scosse di terremoto hanno rimesso tutti in agitazione e abbiamo ricominciato con  una specie di stato di ansia diffuso. Ritornare alla tranquillità non è stato facile.  Ho raccontato questo perché dal mio osservatorio è molto facile rilevare che in occasione di  questi eventi le reazioni delle famiglie e di riflesso dei bambini  variano molto, le famiglie di cittadini “immigrati-stranieri” che in molti casi non parlano ancora bene l’Italiano si fidano delle informazioni che ricevono, e hanno  comunque  comportamenti che ormai rientrano nello standard “italiano” e non so se sia un bene.