Non siamo poi tanto diversi, né così lontani…

Gloria Mendiola  – Ethnomusic – aps MIGRAS

Vi avevo lasciato nell’articolo precedente di questa neonata rubrica di musica interetnica, con la promessa di portarvi in un viaggio di esplorazione sulle culture del mondo. Proponevo un intreccio narrativo di musica e migrazioni tra il popolare, le tradizioni, le contaminazioni e le nuove tendenze. Continuando con il filo conduttore dopo aver raccontato la storia di un personaggio della tradizione orale afrocolombiana, la prossima tappa del nostro viaggio non può che essere l’Italia. Il paese dell’arte e della storia, che vanta uno dei maggiori patrimoni culturali del mondo. Un eccellente punto di partenza per chi come me è appassionata di storia, tradizioni e contrasti culturali.

Questo articolo scritto senza pretese di tipo letterario, è ben lontano dal voler rappresentare un’analisi erudito di musicologia. Si traduce in un racconto semplice sul mio percorso personale alla scoperta delle musiche e le tradizioni popolari italiane. Un’Italia vista con gli occhi di una latinoamericana piena di curiosità, arrivata a Roma venticinque anni fa dall’altra parte dell’Oceano. Avevo una gran voglia di conoscere fino in fondo la civiltà dietro i libri di diritto romano che studiavo all’università. La domanda era da dove iniziare….

Prima dovevo superare la barriera della lingua e così feci. Nel giro di tre mesi intensivi e quotidiane passeggiate meravigliose per ammirare ogni angolo possibile della bellezza della città. Ero finalmente in grado di dare inizio alla mia ricerca. Sicura di poter incontrare numerosi punti di connessione e d’ispirazione, in questo intreccio fittissimo di storia, paesaggi, architettura, gastronomia e altre mille suggestioni artistiche e culturali che rappresenta il vecchio continente.

Il mio primo rifugio: i libri, tesori trovati a casa e nelle bancarelle. Avevo molto da imparare da un popolo, sulla cui civiltà dai tempi degli antichi romani si era ispirato il mondo intero. Quanta storia, quante civiltà si incontrarono qui. Scrittori come Sciascia, Pirandello, Verga, Camilleri, Baricco, Soldoni, ecc., cominciarono a entrare nel mio immaginario e a riempirlo di voglia di Sud… Queste letture piene di significato e di descrizioni di viaggi e migrazioni di tutti i tipi, (nello spazio, nell’anima…), mi facevano sentire pienamente identificata.  Svegliarono anche la voglia di rincontrarmi due mie grandi passioni: la musica e la danza. Pensai a quanto fosse interessante scoprire le radici di una musica che avesse tante svariate influenze, arabi, africane, celtiche, persiane, venete, latine, slave…. Lo avevo letto nei libri, nelle ricerche del celebre Ernesto di Martino e tanti altri, ma dove stava quella musica?

Cercando risposte, sono andata a visitare diverse scuole di musica e alcuni centri culturali romani. Nella maggior parte dei posti, c’erano interessanti corsi di musica e danza sia classica che popolare, ma non italiana. Bellissime iniziative. Ovunque le persone sapevano più cose del Congo, del Tibet o di Cuba che del proprio paese.  Mi dicevano …Qui non la trovi …Devi andare al Sud, nelle Marche, nel Lazio, ecc.. E comunque fuori città… Mi sembrava strano, ma avevano ragione non dovevo cercare nel casco urbano un fenomeno musicale che veniva dalla ruralità.

Come per arte di magia, ecco il SUD per me! Le combinazioni della vita mi portarono in quei posti meravigliosi. La Puglia e la Sicilia, tra ulivi secolari, trulli, masserie e fortezze, trovai i miei punti di connessione. Come spiegarvi che mi sento a casa quando sento una pizzica, una tarantella o una tammurriata e vedo ballare freneticamente…Scoprii l’universo della musica popolare del Salento, mediterranea…universale e locale allo stesso tempo. Un complesso ricco di espressività, con le sue affascinanti componenti dialettali tra quelle settentrionali, baresi e salentine o quelle delle minoranze linguistiche franco provenzali, albanesi e greche presenti nella zona. Una musica che ha una grande forza, perché in realtà come suono e come genero è abbastanza simile ai ritmi di oggi.

I vecchi della regione, raccontano che in passato la musica del Salento era suonata e vissuta in contesti diversi da quelli attuali.  Si suonava nelle case, nella campagna, nei matrimoni, per festeggiare un fine lavoro che poteva essere la costruzione di una casa o la raccolta del grano. Il pubblico faceva parte di un “rito” e serviva come strumento di aggregazione per la comunità.

Fino agli anni cinquanta e sessanta, la musica è stata tramandata nella maniera tradizionale da generazione in generazione poi a un certo punto ci stata una frattura. Con l’avvento della televisione e dell’urbanizzazione, le persone hanno cominciato a vergognarsi di quello che era considerato il sinonimo di povertà, arretratezza come i canti popolari, il dialetto e la civiltà contadina. Per fortuna, c’è stato negli anni settanta un lavoro di riscoperta e recupero di quello che si era perso. Verso la fine degli anni novanta, le varie esperienze musicali della world music, hanno influenzato la musica salentina in varie direzioni. La globalizzazione culturale apre nuovi scenari e trasforma a sua volta anche la musica popolare.  Oggi la dinamica è cambiata e questa musica si suona nei concerti e si reinventa un repertorio autonomo di spettacolo alla pari con gli spettacoli dei festival internazionali,  in grado di riscontrarsi con un pubblico con altre sensibilità che non corrispondono più alle logiche contadine. Il violino, il tamburello, la chitarra battente, l’organetto, le castagnette e i canti della tradizione del passato dialogano insieme a strumenti etnici di altre culture, batteria, basso, tastiere, violoncello, sax ed altri strumenti che non venivano utilizzati in passato.

Paragonandola alle musiche dell’America Latina, dell’Africa dove la componente della tradizione è forte o in generale a qualsiasi musica popolare del mondo, basata in un più vasto patrimonio culturale, che appartiene alla memoria storica di ogni popolo, posso trovare tante corrispondenze:

  • I suoi canti, le fiabe, proverbi, leggende forme rituali ed spettacolari legate profondamente al ciclo della vita umana e della natura
  • Un legame molto stretto tra musica e danza,
  • L’aspetto rituale
  • Un ritmo abbastanza frenetico che serve ad sprigionare energia,
  • L’eredità culturale di diversi popoli,
  • La grande influenza della religione cattolica che determinò un calendario di cerimonie all’inizio di ogni periodo o stagione, ispirato a principi di carattere magico (tale e quale come in America Latina). L’eliminazione del male accumulato e la propiziazione per il ciclo che si inaugura. Un misto tra il sacro – profano, ricco – povero, maschio – femmina immerso nella vita quotidiana, nell’ immaginario collettivo e nella produzione letteraria e culturale.

Dicono che le cose bisogna viverle fino in fondo, quindi non mi sono fermata a guardare, entrai in contatto con delle persone del posto, oggi miei fratelli per scelta. Nel 2004, fu invitata dal bravissimo cantautore e percussionista pugliese Ivano Fortuna, come danzatrice e percussionista, per il lancio del suo disco, UEZETE (in dialetto tarantino, alzati). Grandissima esperienza dove imparai – in quel territorio magico della Puglia e giornate di prove intensive –  come sentirmi un’unità dentro un linguaggio universale come la musica. Con un principe poeta del Burkina Faso come Gabin Dabiré, Ibo un percussionista senegalese (che tra l’altro, parlava perfettamente il dialetto locale) e altri 10 musicisti polistrumentisti pugliesi ad hoc. America Latina, Africa e Italia. Tra le tante cose geniali fate con questo magnifico compositore, abbiamo sperimentato ritmicamente sia nella danza che nelle percussioni, la fusione dei 6/8 afrocolombiani, con i 6/8 delle pizziche e le tarantelle cantate rigorosamente in tarantino…ed Io mi sentivo perfettamente nella mia terra….Completamente rapita dal ritmo incalzante, sono andata persino a trovare il miglior artigiano della zona per provare cento tamburi a cornice … – sotto la guida di un altro pugliese l’eclettico Sergio Laccone – volevo comprarne uno e imparare a suonarlo…Ma questa è un’altra storia da raccontare…

Gruppi e musiche d’ascoltare:

Radicanto, Terrae (Bari), Uaragniaun (Altamura), Li sammecalere (Monte Sant’Angelo nel Gargano), Canzoniere Grecanico Salentino, Arakne mediterranea, Ghetonia (gruppo musicale popolare di lingua grecanica), Tamburellisti di Torre Paduli, Ensemble di Terra d’Otranto,  Aramirè, Mena Menamò . La nuova Compagnia di Canto Popolare ed Eugenio Bennato. Compositori e cantautori come: Matteo Salvatore di Apricena (Foggia), i Cantori di Carpino (Foggia), Enzo Del Re di Mola di Bari (Bari), Uccio Aloisi di Cutrofiano (Lecce), Tonino Zurlo di Ostuni (Brindisi).