Onda su onda

di Maria Cristina Mauceri – Università di Sydney

In un momento così difficile per l’Italia, anche a causa dell’atteggiamento xenofobo che si sta sempre più diffondendo, mi sembra particolarmente importante presentare un libro Onda e altri racconti” di una giovane scrittrice romana, Elena Rossi, che rivela una grande sensibilità ed empatia verso gli stranieri che arrivano nel nostro paese.

Elena, che ha studiato Lingua e Letteratura Araba all’Università di Roma La Sapienza, si descrive come una creativa che è attratta dalla diversità. Giornalista pubblicista, è stata responsabile dei rapporti esterni per le Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e coordinatrice del Dipartimento Donne del Movimento Internazionale “Uniti per Unire”.  Ora lavora per l’Università Telematica  Internazionale  Uninettuno di Roma che definisce “una finestra sul mondo, una finestra che ti apre la mente”, e per la quale segue il progetto “Università per i rifugiati”.

I personaggi dei racconti di Elena sono giovani donne provenienti prevalentemente dal Medio Oriente e dall’Africa, che con coraggio affrontano i problemi della migrazione, dell’abbandono del proprio paese, spesso in condizioni tragiche. Colpisce la capacità di questa giovane scrittrice di immedesimarsi in figure di età e provenienza diversa, dalla bambina traumatizzata dai bombardamenti in Iraq, alla giovane incinta in fuga dalla Libia su un barcone verso l’Italia, all’africana che riesce a sopravvivere in un carcere del napoletano anche sottomettendosi a soprusi, grazie al pensiero costante verso la piccola figlia da cui è separata.

La sensibilità con cui ha trattato tematiche attuali  è valso a Elena il  premio speciale Franco Cuomo International Award, che le sarà conferito il 3 dicembre al Senato della Repubblica come esordiente nella Sezione Letteratura, per il suo primo libro che la giuria ha reputato una raccolta di “storie di dolore e di speranza, che attraverso la forza della parola e l’emozione che sa suscitare la scrittura ci aiutano a demolire i muri dell’intolleranza”.

Onda e altri racconti sarà presentato il 9 dicembre alla Fiera dell’Editoria indipendente di Roma “Più Libri Più Liberi” dallo scrittore e narrattore senegalese Mohammed Ba. Mi sembra molto bello che sia uno scrittore transculturale e migrante a presentare il libro di un’italiana che scrive di tematiche migratorie e delle difficoltà che le straniere e gli stranieri debbono affrontare quando arrivano in un altro paese.

L’INTERVISTA

Come e quando è nato il tuo interesse per l’alterità?

Penso che la conoscenza degli altri abbia segnato un passaggio naturale prima di tutto nella mia crescita di donna, e poi nella scrittura, che non può limitarsi a un momento specifico. Certamente i miei studi, la Laurea in Lingue e Civiltà Orientali, e ancora di più la possibilità che ho avuto di viaggiare in Paesi come il Marocco, l’Egitto, la Giordania, la Tunisia, la Libia e la Francia, e il lavoro che svolgo con i rifugiati per l’Università Telematica Internazionale Uninetturno, hanno senz’altro contribuito ad ampliare i miei orizzonti visivi e culturali.

Che cosa ti ha ispirato a scrivere questa raccolta di racconti?

I racconti sono nati così, da un impulso di creazione e poi si sono ordinati nella struttura compositiva delle storie, creando uno spazio ai personaggi e cercando di renderli, per quanto possibile, reali. Dentro di loro c’è tanto di me, del mio sentire, del mio amore, dei luoghi che ho visitato in Occidente e in Medio Oriente, dell’odore e del rumore delle strade che ho attraversato, delle persone che ho incontrato nella vita. Della reciprocità dei nostri sguardi: il mio su di loro, e il loro su di me. Senz’altro una fonte di ispirazione è il mare vasto, infinito, come l’amore… Non a caso il primo racconto si chiama “Mauj”, che in arabo vuole dire onda e dà il titolo all’intera raccolta.

Quali scrittori e scrittrici italiane o straniere hanno influenzato il tuo percorso?

Sono molti gli scrittori dai quali ho attinto pensieri e ispirazione: mi riferisco a Erminia dell’Oro, Melania Mazzucco, che hanno trattato già molto tempo prima di me la tematica dell’immigrazione. Hanif Kureishi, Jhumpa Lahiri e Arundathy Roy sono una triade significativa per la mia formazione letteraria.

Perché hai deciso di concentrarti su figure femminili e in particolare su straniere?

La ragione più evidente è che sono una donna. La cosa più curiosa, forse, è che ho scritto più spesso di donne che vengono da lontano, o che vivono in paesi lontani. Nel limite del possibile mi sono documentata. Ho studiato la lingua araba, sono stata sempre mossa dalla curiosità di conoscere. Cito una frase di Geneviève Makaping che scrive: «Sono incuriosita da chi si presenta ai miei occhi semplicemente come altro da me. Le differenze potrebbero arricchire il mio bagaglio culturale, produrre un confronto e talora anche uno scontro. Ma uno scontro non necessariamente deve portare a un duello o a una guerra come se ne vedono in molte parti del mondo». Ecco, penso che le differenze siano sempre una ricchezza. Mai un limite.

Nei tuoi racconti dimostri una grande sensibilità ed empatia verso i tuoi personaggi. Che cosa significa per te scrivere racconti e immedesimarti in persone che appartengono ad altre culture?

Credo che attraverso l’empatia possiamo intraprendere un viaggio infinito nella scrittura, con i personaggi che ci cercano e dei quali alla fine diventiamo degli strumenti di espressione, e poi, con i lettori. In fondo, l’empatia è un riflesso dell’universalità dei nostri sentimenti. Perché siamo, tanto per citare le parole di Armando Gnisci, un “tuttinsieme”.

Hai creato un’interessante galleria di personaggi femminili di età e provenienza diverse. Ti sei ispirata a persone che hai realmente conosciuto?

I miei racconti sono a cavallo tra realtà e finizione. Erminia dell’Oro mi ha fatto la stessa domanda quando ha scritto la bellissima prefazione al mio libro. Mi ha detto: «Elena, toglimi una curiosità, queste storie sono vere?». Le ho risposto di no ed ho sorriso: voleva dire che tante esperienze che ho raccolto e tante donne che ho realmente conosciuto sono venute fuori nelle mie storie.

L’Italia sta attraversando un momento difficile anche per quanto riguarda la pericolosa deriva sull’immigrazione, vorrei sapere cosa ne pensi e se hai dei timori per il futuro?

Penso che la migrazione sia in realtà un fenomeno che è parte della storia umana un “movimento che se sarà permesso porterà a delle conseguenze positive”, come dichiara lo scrittore anglo-egiziano Omar Robert Hamilton. Purtroppo, però, oggi il Mediterraneo è diventato un cimitero d’acqua. Lo testimoniano le migliaia di morti dei migranti che cercano, invano, di arrivare ad un approdo. Credo sia necessaria un’equa spartizione e un’ altrettanto equa gestione dei flussi migratori tra i Paesi Ue, ma quello che mi preoccupa è il trionfare di un atteggiamento di chiusura e di prevenzione. Non è chiudendoci, non è innalzando muri di odio che si costruisce un futuro migliore, in Italia e in Europa.

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