Sfratto di italiani in favore di stranieri: una tesi che fa “acqua”

Bufale Nere

rubrica settimanale

a cura di Angelo Cioeta

Abbiamo già avuto modo di parlare della tematica inerente presunti favoritismi agli immigrati nei confronti degli italiani, nell’assegnazione delle case popolari (Gli immigrati rifiutano le case?). Oggi ne torniamo a parlare soprattutto per analizzare l’informazione televisiva, aspetto che fino ad oggi non abbiamo considerato nella nostra rubrica. Protagonista dell’articolo, sarà il servizio mandato in onda da La Gabbia – nota trasmissione televisiva di La7 – il giorno 2 marzo 2016, dal titolo “Agli italiani lo sfratto, agli stranieri la casa” (Agli italiani lo sfratto, agli stranieri la casa). Siamo a Velletri, comune in Provincia di Roma e facente parte dell’area dei Castelli Romani. La squadra de La Gabbia ha scelto la città veliterna per girare un servizio su presunti favoritismi a “chi italiano non è” riguardo gli ERP (Edilizia Residenziale Pubblica).

velletri

Il servizio, a livello emotivo, è un buon (capo)lavoro giornalistico, ma una attenta visione fa comprendere la presenza di molti buchi. Poco prima della pubblicità, viene lanciata un’anteprima del video: una donna sotto avviso di sfratto comunica che aspetterà la forza pubblica seduta sul divano di casa, fumandosi una sigaretta mentre le porteranno via tutto. La musichetta di sottofondo rende l’atmosfera ancora più emozionante. La signora intervistata ha quasi il monopolio della scena: è una mamma, da poco nonna di una bambina di pochi mesi, a lungo ha dormito in macchina e/o in tenda. Sa di aver commesso un reato: occupare abusivamente la casa. Come anche da lei accennato, l’alloggio sarà assegnato al primo destinatario in ordine di graduatoria, molto probabilmente un extracomunitario (termine evidenziato non a caso, in quanto sorge spontanea una domanda: sarebbe cambiato qualcosa se si fosse trattato di un italiano?). Inizia la classica situazione della “guerra tra poveri”, un argomento che per le televisioni è una fonte fortissima di audience. La signora sembra subire una ingiustizia, ma il servizio non fa parlare la controparte ( i “mandanti dello sfratto”, l’ente gestore), dunque un qualche legittimo dubbio dovrebbe pur sorgere: 1) la donna ha occupato abusivamente una casa: lo sfratto serve dunque per far accedere a quell’alloggio chi ha fatto regolare domanda?; 2) C’è una legge che prevede lo sfratto per chi attua un’azione abusiva? (questo dice la legge regionale (art.13) ). I dubbi vengono: occupare abusivamente una casa significa sottrarla a chi ne ha bisogno e ha fatto la “trafila” per ottenerla. (Almeno) per il momento, il servizio non ci dà risposte in tal senso. Nel frattempo però, viene analizzato un altro caso: un alloggio ove una mamma con tre figlie sono state sfrattate per favorire un gruppo di immigrati. Notare bene come si tende a specificare il nucleo familiare, quasi a far sentire sulle proprie coscienze il dramma di chi si è sentito colpito da una ingiustizia. La situazione si sviluppa in modo diverso: un “italiano” chiede agli immigrati se “al Paese suo fanno così”, se gli “indigeni” sono trattati in modo svantaggiato rispetto ai “nuovi arrivati”. Anche qui manca un piccolo particolare: le spiegazioni dell’ente gestore.

Lo sviluppo del servizio sembra far presagire un dramma: una bomba sociale potrebbe esplodere. Finalmente viene chiamato in causa l’ente gestore: il Comune di Velletri. Rappresentanti istituzionali che intervengono sono Fausto Servadio (sindaco) e Giulia Ciafrei (Ass.to alle Politiche Sociali). Lo stile cambia: non più una giornalista che ascolta le parole dell’interlocutore, ma una piccola caciara, ove il Sindaco prova a parlare, ma la giornalista tronca subito e si rivolge all’assessore etc. Solo la fermezza del sindaco e dell’assessore sembrano garantire a loro un piccolo spazio per snocciolare alcune spiegazioni. Ma il tempo che gli viene dedicato è pochissimo e occupato dalla mamma intervistata all’inizio, che avvia un “comizio” volto ad evidenziare il suo status di vittima (“io essere rumena, io essere straniera, per favore avere bisogno di casa etc”.).

Nella parte finale del servizio, si comprendono molte cose, che fanno capire i motivi di una scelta giornalistica del genere: lo Stato ha violentato una persona, essere immigrati significa avere privilegi etc. Se avete un attimo di tempo, riguardate il servizio dall’inizio: noterete che le parole della donna sfrattata giungono subito all’orecchio e non hanno bisogno di essere riascoltate, mentre quelle del Sindaco e dell’Ass.re sì. Riascoltatele, anche dieci volte, perché aiutano a ricevere alcune risposte molto interessanti, che spegnerebbero sul nascere tensioni artificiali (e artificiose).

Il tema della casa è delicato, non può essere ridotto ad un servizio televisivo di pochi minuti, ove a parlare sono le (presunte o meno) vittime di una ingiustizia, mentre le istituzioni vengono ridotte a ridicoli fantocci dell’etere. E’ la spettacolarizzazione televisiva, che non fa sempre bene. Come in questo caso.