Roma-Tunisi andata e ritorno

Habiba Manaa – studentessa e attivista.

Si sta riavvicinando l’estate e tornerò nella mia Tunisi come ogni anno.

Luglio per me è il periodo più bello dell’anno in Tunisia. 45 gradi ma non sentirli visto il clima secco. Le strade di Tunisi si colorano in estate grazie a hibiscus e bouganville e si profumano dell’inconfondibile profumo del gelsomino tunisino. La Tunisia dal mare spettacolare e le palme,   i datteri e l’olio d’oliva, e mi scappa di citare per scherzo una canzone di un cantautore italiano Baglioni “Vieni in Tunisia”   :

C’è un mare di velluto ed una palma e tu che sogni di fuggire via…di andare lontano lontano andare lontano lontano…”.

Arrivo con il mio vestitino di lino e respiro l’aria del mio paese di origine (da parte di mia madre).

E’ un legame strano, nonostante non sia mai nata lì e non abbia mai vissuto lì più di due mesi, la Tunisia la sento mia, è vicina. Ho imparato l’arabo per necessità a sei anni, visto che ero stufa di guardarmi solo la RaiTV via cavo. E poi ho perfezionato la mia pronuncia al punto che è quasi inconfondibile con la gente nativa. Questo legame mi ha portato a capire la mentalità della gente del posto. Nonostante tutto quella la considero casa mia.

Nonostante sia un appuntamento abituale, il mio cuore ogni volta batte forte e si emoziona, come quando una donna innamorata deve andare a incontrare il proprio amato.

Mi faccio bella, mi metto il vestito più bello e il profumo e arrivo dalla mia amata Tunisi. Lì ho parte della mia famiglia, una sorella e un fratello, gli zii e i cugini. D’estate incontro mia sorella che vive in Danimarca e rivedo amici a cui do appuntamento in Tunisia. E sto con i miei nipoti, “i miei bimbi”,  che sono la mia anima. La mia gioia più grande in quel mese è che posso fare la mamma.

È semplicemente casa mia. E non è una seconda casa.

Le strade del centro della città raccontano una storia immensa, tra passato e futuro, un incontro tra Oriente e Occidente.

Sì, perché in Tunisia non ci si può sentire non accolti, non ci si può non sentire a casa. È il paese nella quale il matrimonio tra Oriente e Occidente mi sembra perfetto, dove andando al mare puoi trovare liberamente una donna che porta il Burkina accanto una donna con il Bikini convivendo nel reciproco rispetto. C’è chi è libero di esprimere la sua religiosità e chi la sua estrema laicità. La parola d’ordine è sempre rispetto. D’estate le vie di Tunisi sono trafficate sia la mattina che di sera, dopo il lavoro si va al mare per poter sopportare il caldo e la sera viene invasa da luci e locali di ultima generazione. Eventi sportivi e culturali, il famoso Festival di Carthage che accoglie artisti di fama mondiale, discoteche e tante fiere.

Questa è la fortuna di chi come me è nata in Italia, crescendo tra valori provenienti da più culture, con un sentimento d’amore per le mie tre terre di origine e con bagaglio culturale enorme. Questa è la fortuna che ho avuto io nel crescere tra Oriente e Occidente, tra Europa e tra Mondo Arabo. Quando mi chiedono da dove vengo, rispondo “sono cittadina del mondo” o “sono mediterranea“.

Amo profondamente questa mia molteplicità di origini e questo mio amore in egual modo tra tre Paesi con una storia così antica e comune: infatti c’è anche l’Egitto che fa parte di me, per l’origine di mio padre. Ma per me la Tunisia purtroppo non è tutta “Rose e Fiori”.

C’è qualcosa che è cambiato da quel 14 Gennaio 2011, da quella che nel mondo è stata chiamata Primavera dei Gelsomini, Primavera Araba. So bene che da anni si discute anche molto seriamente ed in tutto il mondo di cosa sia davvero successo in quei mesi e cosa soprattutto ha provocato nei vari Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente e cosa in futuro resterà.  Ma io ho vissuto un’esperienza individuale ben precisa e purtroppo non positiva che oggi a 26 anni mi pesa.

Sono stata pronta fin dall’inizio, pur giovanissima, dall’Italia a sostenere la Rivoluzione, o Rivolta come la si vuole chiamare, con tutta me stessa, proprio per ottenere più libertà di espressione e l’abolizione della lobby dei famigliari della moglie dell’ex Presidente Ben Ali.

Mi ero però candidata con il Partito Bourghibista perché nello stesso tempo credevo nelle politiche comunque progressiste di allora: e invece per ben due volte non hanno accettato la mia candidatura e non mi hanno neanche fatto votare per due volte consecutive.

Sei anni di una strana o addirittura falsa “democrazia”: non mi sembra abbiano portato tutti questi benefici. C’è un’aria di anarchia, sono aumentati i furti, il menefreghismo da parte delle forze dell’ordine e l’apparizione palese della corruzione.  La Tunisia è il maggior esportatore di terroristi in Siria e purtroppo in questi anni abbiamo visto aumentare attentati terroristici anche nel paese.

E quindi, qual è il prezzo di questa “democrazia”? Il sangue e la rivoluzione cosa hanno portato?

A questo punto, sinceramente, è sconfortante ritrovarsi a pensare che forse era meglio un dittatore “buono” che incentivava la crescita economica, in un clima di sicurezza pubblica. Io però sono e sarò per la democrazia sempre e ovunque, e infatti in Italia sono impegnata anche come iscritta e militante del PD.

Ma nella Tunisia di oggi mi sembra sia stato ucciso, tradito il sogno di vera Democrazia che si aveva prima del 14 gennaio 2011. Mi fa male vedere un Paese che si sta radicalizzando senza una politica economica stabile è addirittura primo esportatore di terroristi  verso la Siria.

Mi fa  tanta rabbia, perché amo quel Paese e credo ancora nelle politiche progressiste.

A luglio comunque nessuno me lo potrà impedire : arriverò a Tunisi ancora una volta con il mio vestitino di lino e respirerò l’aria del mio paese materno.