Tunisie

Frontiere

rubrica settimanale

a cura di Amira Chaouch

Al mio ritorno a Tunisi pochi giorni fa mi aspettavo un po’ di movime12721842_10201421092206490_164939764_nnto in città ma in realtà sembrava tutto tranquillo:  avevano tolto anche il coprifuoco la notte. Sembrava tutto calmo , niente di strano o speciale: tutti al lavoro o come al solito nei caffè a sorseggiare un the alla menta accompagnato da un narghilé. Ho subito incontrato una mia carissima amica e siamo andate di nuovo in giro fuori Tunisi. Mi mancava camminare nelle piccole strade di Sidi bou Said, è una città situata nel nord della Tunisia: la cittadina prende il nome da una figura religiosa Musulmana che visse in questa città, Abou Said ibn Khalef ibn Yahia Ettamini el Beji , ed è un’interessante attrazione turistica, conosciuta per l’intenso utilizzo dei colori blu e bianco ovunque nel paese. Non c’erano tanti turisti, non era come al solito affollata : era un po’ triste da vedere e parlando con i venditori di souvenir sentivo ancor  più quella tristezza.

Un negoziante mi ha raccontato che da più di una settimana non vendeva nulla e  stava pensando di cambiare attività poiché il turismo non andava più bene come prima. Poi ci siamo dirette verso Goulette, una cittadina sulla costa. Un tempo ospitava una grande comunità italiana che ha dato origine al quartiere ancor oggi denominato “Piccola Sicilia”. Lì si mangiano i miglior piatti a base di pesce con un sotto fondo di musica sulla riva del mare. A Goulette sembrava che non avessero sofferto del calo turistico perché la gastronomia locale attira ancora. Dopo due giorni passati con degli amici nei dintorni di Tunisi, ho preso un “louage”, un taxi di dimensioni grandi che fa lunghe tratte. Sui  louage di solito si aprono dibattiti politici, a volte invece si litiga per via dello sport, altre invece si pettegola un po’ sulla gente.

Quel giorno si è aperto un bellissimo dibattito sulla situazione politica della Tunisia e si cercavano soluzioni per tutti i problemi. Eravamo in dieci sul grande taxi collettivo. Cinque erano convinti che sarebbe dovuto tornare l’ex presidente Ben Ali per risistemare l’attuale situazione e riavere la pace nel paese, convinti che comunque non abbiamo ottenuto nulla dalla “rivoluzione” se non che i prezzi del cibo, vestiti e della vita in generale sono in continuo aumento, e che comunque non si ha del tutto la libertà di parola ed anzi il popolo tunisino ha capito male questo concetto e che comunque nessun problema si è risolto, c’è sempre mancanza di lavoro quindi tanto vale che rientri l’ex Presidente e non avere un altro che pensa solo a se stesso e a riempire le sue tasche.

Nel frattempo l’autista si mise a gridare dicendo “No, ma che dite, non deve ritornare lui, perché se torna sarà la nostra fine. la Tunisia ha bisogno di qualcuno che pensi al suo bene, come il Marzoughi e non uno vecchio che politicamente parlando è figlio di una dittatura e non farebbe mai nulla oltre a quello che ha sempre visto ed imparato”.

 Allora altri due esclamarono “ Ma in verità se fossimo tutti più vicini alla nostra religione non ci sarebbero tutti questi problemi e invece Voi volete fare della Tunisia una moderna Europa islamica, un Islam light, avete dimenticato le vostre origini e cercate solo di imitare gli altri, ecco il vero problema”.

Ma la sorpresa maggiore venne da un tipo seduto in fondo che disse : “ Io se potessi me ne andrei, ma dato che non ho questa fortuna sto qui e me ne frego di tutto e tutti. In questo Paese solo una cosa potrebbe funzionare : una bella dittatura più rigida di quella dei fantastici 23 anni”.

Non potevo resis12721919_10201421095206565_283238580_ntere più di tanto e parlai anche io : “Ma non pensate che bisogna avere un obiettivo comune, metterci mano nella mano e lavorarci su senza egoismo e senza paura ? Noi siamo il cambiamento, noi siamo il presente ed il futuro, noi dobbiamo fare vale la nostra parola, noi dobbiamo imparare a dire NO, noi dobbiamo lottare per i nostri diritti, noi dobbiamo eliminare la corruzione, noi dobbiamo denunciare ogni male, noi dobbiamo rompere ogni barriera, non dobbiamo guardare le soluzioni più semplici, non dobbiamo pensare solo a noi stessi come singoli ma come gruppo. Dobbiamo veramente pensare a questo Paese pieno di storia e non dobbiamo distruggerlo”.

Ricevetti un bell’applauso di alcuni ma poi l’autista disse : “ Eh come te ce ne sono pochi e non risolverete nulla anche se avete tanta forza che vi spinge, perché la maggioranza è composta  da menefreghisti”.

Intanto in Tunisia e non solo nella capitale ci sono ancora gruppi che continuano a fare delle manifestazioni in nome di Chokri Belaid,  politico e avvocato tunisino ucciso da poco tempo. Il suo assassinio ha provocato manifestazioni violente e la più grave crisi di governo dalla Rivoluzione dei Gelsomini. Altre manifestazioni  in memoria di Mohamed Brahmi altro politico tunisino, fondatore ed ex leader del Movimento popolare, che, sotto la sua guida, ha vinto due seggi nelle elezioni costituenti nel 2011,  assassinato 25 Luglio 2013.

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C’è molta gente che vuole sapere la verità a tutti i costi, gente che nessuno fermerà fin quando la verità non sarà ben visibile a tutto il mondo. Tutto ciò fa male, ma è la dura verità.

Alla prossima sempre sulla Tunisia.