Un Giovane Siriano in Italia

di MariaTeresa Benanchi. ( Roma )

Ho incontrato in questi giorni presso la Comunità di Sant’Egidio a Roma uno dei beneficiari del programma di Corridoi Umanitari che sono riusciti a portare regolarmente in Italia oltre 1000 persone dalle zone di guerra in MedioOriente. Abbiamo parlato soprattutto della sua fede e della vita religiosa in Siria e in Italia.

Raccontaci un po’ di te, da dove vieni, come e perché sei arrivato in Italia…

Mi chiamo Tony B. e vengo da Damasco, in Siria, e sono un cattolico siriano. Ho lasciato la Siria perché non volevo partecipare alla guerra civile, ero obbligato a svolgere il servizio militare ma non volevo andare a combattere visto che questo significava rischiare la vita. Perciò sono andato in Libano e ho cercato un lavoro, visto che volevo anche continuare a studiare. Dopo circa due anni che lavoravo come cuoco mi hanno contattato alcuni amici e mi hanno proposto di andare con loro attraverso il mare, in Europa. Ma io avevo troppa paura di affrontare un viaggio così pericoloso, quindi non sono partito. Per un anno ho cercato un modo per andare in Europa visto che la vita in Libano non mi piaceva. Alla fine ho conosciuto la Comunità di Sant’Egidio che mi ha parlato della possibilità di andare in Italia per continuare lo studio e magari cercare un altro lavoro. Sono riuscito ad organizzare il viaggio e ad arrivare in Italia, nel 2016, grazie ad un Corridoio Umanitario. Che rapporto hai con la religione? La religione mi ha sempre aiutato nei momenti difficili. Non ti fa perdere la speranza in un futuro migliore, la fede ti permette di vedere nuove strade, più giuste anche se spesso più difficili da percorrere. La Siria è uno dei luoghi più belli al mondo dove poter vivere un’esperienza di fede perché ti permette di stare a contatto con religioni e culture diverse in maniera positiva. Partecipiamo e festeggiamo a tutte le feste delle diverse confessioni religiose. Che differenza c’è tra come vivevi la religione in Siria e come la vivi qua in Italia?

Noi cristiani, in quanto tali, a differenza dei musulmani, non vediamo riconosciuti tutti i diritti politici, la stessa costituzione pone dei limiti in questo senso. È anche vero però che in quanto non cittadino italiano anche qua sono limitato, ma queste limitazioni non riguardano la sfera religiosa. Non posso però negare che in Italia ci sono tutta una serie di libertà e di diritti che in Siria non ci sono, basti ricordare che c’è una guerra iniziata nel 2011 che non accenna a finire, per questo qua riesco a vivere una vita sicuramente migliore. Il rapporto con i musulmani è tranquillo, non ci sono particolari rivalità personali, questo grazie al forte senso di appartenenza nazionale, ci sentiamo tutti siriani prima di sentirci musulmani o cristiani. Il dialogo interreligioso richiede sicuramente molta tolleranza, pazienza e comprensione, doti difficili da trovare in qualunque persona, al di là della sua nazionalità. Un esempio importante è quello del Monastero di Mar Musa e della figura di Paolo dall’Oglio; ho avuto la fortuna di visitare due volte il monastero, è un’esperienza unica che auguro a chiunque.

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