“Non sono razzista ma…li ammazzerei tutti !”

di Gianguido Palumbo.

Giuro di raccontare la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità ( e purtroppo non è la prima volta che lo scrivo in un mio articolo per MONDITA ).

ITALIA 2018 : cronache cittadine sulla società multi etnica.  Tre episodi diversi in due città diverse.

CESENA Romagna 24 giugno ore 16 Stazione Ferroviaria:

una signora che conosco bene, va a fare un biglietto e si mette in fila aspettando il suo secondo turno. Arriva trafelata una donna di origine africana che si inserisce chiedendo di potere fare lei il biglietto per non perdere il treno. La fanno passare e corre verso i binari. Arriva il turno della Signora in fila e il Bigliettaio sessantenne romagnolo la guarda e mentre le prepara il biglietto dice con calma :

“ Guardi io sarei democratico ma…riaprirei i Forni Crematori !”.

La Signora dopo pochi secondi di stupore si controlla ma gli risponde: “ Sa qual è il problema ?”  e il Bigliettaio  “Quale Signora ?”  – “Il problema è che forse un giorno qualcun altro potrebbe decidere di mettere nei forni proprio voi bigliettai delle Ferrovie !”. A quel punto l’uomo sbiancando in viso risponde: “ Beh si è vero ma io non volevo….”.

CESENA Romagna 25 giugno ore 9.30 Piazza della Libertà :

la stessa Signora, che il giorno prima aveva comprato il biglietto per partire, ferma un taxi per andare alla stazione e mentre sale un giovane di origine africana le chiede insistentemente dei soldi ma lei garbatamente rifiuta,  chiude la portiera e il taxi parte. A quel punto il giovane taxista romagnolo guardando la cliente nel retrovisore le dice : “ Cara Signora io non sono razzista ma a questi li ammazzerei tutti !”.  La Signora ( oggettivamente sfortunata con questi doppi incontri incrociati ! ) memore del dialogo precedente alla stazione, non si scompone e risponde: “ Lei non sarà razzista ma stia attento che magari un giorno qualcun altro potrebbe voler ammazzare tutti i tassisti invece !” e il giovane allora colpito dalla risposta replica : “ Ma io lo dicevo così per dire che ormai non se ne può più….”.

ROMA Lazio 24 giugno ore 10 quartiere Monteverde :

Un’altra Signora, che conosco da anni, esce da casa la mattina per fare la spesa e andar per uffici. Uscendo dal portone del palazzo la prima persona che vede è un gentile ragazzo africano che sta mettendo dei volantini di una pizzeria nelle cassette delle lettere e con un sorriso le tiene la porta aperta . Arriva alla Posta, si mette in attesa e un signore filippino le  sorride cercando un’alleanza nell’attesa, e lei ricambia il sorriso al filippino che prima di andarsene la saluta. Poi la Signora entra in un bar tabaccheria in cui ogni tanto passa e si accorge che la gestione è cambiata: i nuovi sono cinesi. Il tempo di ordinare un tè freddo, scambiando due parole con il barista, e lei fa una battuta, il ragazzo cinese controbatte divertito e la giovane signora scoppia in una fragorosa risata. Poi ancora scende lungo la strada, e butta l’occhio in un piccolo market gestito da un indiano. Vede che vendono l’okra, una verdura che le piace molto e non trova mai e ne compra un sacchettino. Infine va al  suo supermercato, prende qualcosa per il pranzo e si dirige alla cassa. Davanti a lei c’è una signora cinese con la sua bambina che spinge un piccolo carrellino della spesa di plastica e vuole assolutamente un ovetto kinder.

In poco più di mezz’ora e in 500 metri questa Signora,  cittadina romana da molti anni, ha la sensazione di aver attraversato il mondo e mi racconta che tutto questo lo trova semplicemente meraviglioso perché è questo il mondo e la città che vuole, che vorrebbe sempre, dove le persone le tengono la porta, le sorridono, dove le mamme sono mamme ovunque provengano e dove lei può trovare la verdura a cui è affezionata. E non le importa da dove vengono le persone che incontra per strada o nei negozi o negli uffici, non le importa sapere come sono arrivati, che colore della pelle hanno, o che cultura sconvolgente si trascinano dietro.

I primi due episodi sono davvero terribili, preoccupanti soprattutto se si pensa che sono avvenuti in Romagna ( di tradizioni repubblicane, anarchiche e comuniste ) e se ci si rende conto della grande differenza fra le parole possibili pensate e dette ad un’estranea per esprimere il proprio malessere di fronte all’Immigrazione : entrambi i due uomini avrebbero potuto dire “ Non se ne può più” oppure “Ma che seccatura” o “Basta Neri e Basta Stranieri” etc…. Invece arrivare a pensare prima e dire poi due frasi come quelle pronunciate ( Forni Crematori e  Ammazzare ) indica non solo un sentimento di vero e proprio ODIO Razziale e Sociale ma anche l’assenza di vergogna e di pudore e la presenza di una certa sicurezza di non essere giudicati e puniti per quelle parole fuori legge, fuori tutto !

Come invece racconta e dimostra il terzo episodio romano, fortunatamente, anzi non a caso e grazie alla storia accumulata ed all’impegno di una parte di cittadini italiani di associazioni e anche di Amministratori Pubblici, Insegnanti, Dirigenti Politici, la Convivenza Civile fra milioni di cittadini di quasi 200 origini diverse in tutta Italia negli ultimi 30 anni almeno è o era maturata, è ancora possibile e vivibile in molte situazioni, quartieri, città italiane ma purtroppo la situazione sta regredendo velocemente e dobbiamo stare molto attenti e impegnarci ancor di più e meglio in tutti i campi e modi per far sì che i due episodi romagnoli ( e chissà quanti altri in questi ultimi anni mesi e giorni ) non si moltiplichino e non diventino normale quotidianità sociale.

La responsabilità pubblica, culturale, sociale e politica di questo nuovo Governo è chiara e molto grave nella degenerazione comportamentale in atto e spero che a poco a poco se ne renderanno conto anche i cittadini che lo apprezzano e i cui voti lo hanno portato al potere.

Ribadisco come già scritto che le PAROLE SONO ANCORA PIETRE.

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