Razzismo omicida: Seid Visin

di Gianguido Palumbo

“Sono stato adottato da piccolo. Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto. Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani non trovassero lavoro. Dentro di me è cambiato qualcosa. Come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, bianco. Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente Vita”.

Seid Visin era nato in Etiopia ed era stato adottato in Italia da piccolo. Amava il Calcio ed era riuscito a diventare parte delle squadre Giovanili del Milan e del Benevento. Ieri è stato trovato senza vita, suicida, nella sua abitazione a Nocera Inferiore, dove era tornato dopo aver abbandonato il sogno della carriera professionistica nel mondo del calcio. Tempo fa Seid, aveva raccontato il suo disagio in una lettera, che oggi sembra ulteriormente un pugno nello stomaco e in cui manifestava la sua grande amarezza per non essersi sentito mai accettato fino in fondo.

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