Strane Straniere

La Redazione

Una delle novità più interessanti della cinematografia documentaristica italiana dell’ultimo anno è il film STRANE STRANIERE, regia di Elisa Amoruso presentato lo scorso autunno 2016 alla Festa del Cinema di Roma.
Ma questo film interessante non sarebbe nato se nel 2014 non fosse nata un’idea e un gruppo denominato appunto STRANE STRANIERE molto originale, promosso da due donne, una italiana ed un’altra di origini croate miste. “L’idea era di far conoscere due figure: quella del migrante e del femminile, che sono viste come fragili, incapaci, bisognose di aiuto, ma che hanno anche la forza di creare un’impresa”, raccontavano tre anni fa l’antropologa Maria Antonietta Mariani e la scrittrice Sarah Zuhra Lukanic. “Cerchiamo di monitorare l’immigrazione femminile in provincia di Roma – tredici Donne imprenditrici su cento sono straniere, – e raccontare la loro storia vincente della quale di solito si parla solo in occasione di qualche premio”.
Ci sarebbero tante altre storie da scoprire di donne che hanno avuto il coraggio, la grinta e la forza di tentare un’attività loro, l’indipendenza, la libertà, malgrado la preoccupazione per tasse, stipendi, debiti. Tante straniere hanno aperto un’impresa ma per colpa della crisi sono state costrette a chiuderla e sono tornate dipendenti. Almeno hanno provato a superare i propri limiti. Qualcuno potrebbe pensare che le protagoniste del Gruppo sono state fortunate, ma dalle loro storie si capisce invece che sono riuscite ad andare avanti con relativi successi solo con la loro insistenza, tenacia e una grande voglia di riuscire.

Dall’incontro fra il gruppo Strane Straniere e la regista Amoruso è nata l’idea di realizzare anche un vero e proprio Film un docufilm sulla vita di alcune di loro. Un’altra donna italiana, produttrice, si è impegnata a trovare i fondi necessari e finalmente nel 2016 il film è stato realizzato, presentato a festival e poi andato in giro per sale e cineforum con successo.
Il documentario è molto semplice e lineare, poco retorico, con un montaggio di frammenti di vita di cinque donne di origini diverse che in Italia sono riuscite a crearsi una professione e un impegno preciso: Radoslava è una pescatrice che ha aperto una cooperativa di donne per utilizzare il pesce invenduto trasformandolo in prodotti alimentari; Ana e Ljuba, l’una croata l’altra serba, sono amiche inseparabili che gestiscono insieme una galleria d’arte; Fenxia detta Sonia è la proprietaria di uno dei migliori ristoranti cinesi di Roma; Sihem, tunisina, si occupa di assistenza alle famiglie indigenti, ha messo in piedi un’associazione culturale per donne immigrate e dirige una casa famiglia per anziani.

Dalle cinque storie emerge anche un altro filo conduttore: l’emancipazione delle “Strane Straniere” da compagni di vita inadeguati che limitavano le loro capacità creative e il loro desiderio di emancipazione. Anche se quasi tutte sono arrivate in Italia per amore, infatti, non hanno poi permesso a quell’amore di soffocarle o confinarle in una gabbia.
Al suo secondo lungometraggio dopo Fuoristrada, la regista Amoruso sceglie di raccontare la normalità delle vite di queste donne mostrando che non sono diverse dalle italiane, se non forse nella grande positività a dispetto di circostanze di partenza sfavorevoli. Viste le difficoltà che hanno le donne in Italia a farsi strada come imprenditrici, è un esempio confortante quello di queste cinque donne di cinque origini diverse che non hanno permesso nemmeno alla burocrazia del nostro Paese, che rallenta le iniziative degli stranieri molto più di quanto non succeda agli italiani, di mettere fine ai loro sogni.

Strane straniere è il secondo film di Elisa Amoruso. Lei, sceneggiatrice, vinse nel 2013 la menzione speciale nella sezione Prospettive al Festival di Roma con Fuoristrada.
“Nel caso di Strane Straniere mi sono arrivati addosso degli stimoli talmente forti che non potevo ignorarli. Era doveroso raccontarli e trasformarli in un film che veicolasse un messaggio e stimolasse una riflessione”. Elisa Amoruso ha incontrato la antropologa Maria Antonietta Mariani ed il documentario ha richiesto un lavoro di riprese e montaggio di oltre due anni. Ha dichiarato la regista: “Queste donne sono la dimostrazione che chi arriva dall’estero non è soltanto un peso, ma una risorsa importante. Una buona politica di integrazione potrebbe portare cose buone. Certo, poi ci si deve anche rimboccare le maniche come hanno fatto le protagoniste di Strane Straniere, dimostrando che chi arriva dall’estero non deve necessariamente fare soltanto la babysitter o la badante: ha la possibilità di produrre qualcosa e far crescere il nostro Paese”.

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