Breve lettera alla cooperazione italiana

Tana Anglana  – Cooperatrice Internazionale

E’ il momento dei buoni propositi. Ci si guarda allo specchio per valutare i danni riportati dalla lunga notte dell’addio all’anno passato e per calcolare quanto impegno ci vorrà a recuperare un viso fresco, in grado di affrontare le sfide di altri 365 giorni. E’ imprescindibile il momento del bilancio, quello della spietata verità su chi vediamo in quello specchio e della sincera proiezione di chi vorremmo vedere in futuro.

Che faccia ha la Cooperazione allo Sviluppo Italiana ?

E’ un viso maturo, segnato da una vita di tentativi, qualche relazione finita male, fallimenti e successi, molti figli sparsi nel mondo a cui prestare attenzione. Il sorriso però non l’ha abbandonata: può contare su una nuova casa. Negli ultimi due anni si è data nuove regole e ha stabilito nuove relazioni con soggetti che prima si limitava ad osservare con condiscendenza. Tra cui le comunità migranti. Compiacersi però non basta, il processo di cambiamento è in fase di complicata evoluzione e queste nuove entità con cui condivide il suo spazio deve conoscerli ancora bene e, si sa, le nuove relazioni sono sempre faticose e complesse.  Da dove ricominciare allora? Banalmente da se stessi. Identità e consapevolezza.

Primo proposito per l’anno nuovo: costruire sull’interdipendenza.

Cara Cooperazione,

partiamo da un presupposto: la Solidarietà ti ama ma non ti merita, non ti capisce fino in fondo. Tende a semplificare quando tu hai bisogno di abbracciare la complessità. I buoni propositi degli anni passati ti hanno convinto a lavorare con le comunità migranti e questa decisione ti ha ringiovanito, ma farlo solo in compagnia della Solidarietà farebbe apparire questa decisione solo un guizzo da crisi di mezza età.

Fatti domande scomode. Tu meglio di chiunque altro, sai quali relazioni esistono tra modelli di sviluppo e mobilità umana.  L’identità europea sulla quale insistiamo è fatta di scelte culturali e commerciali, stili di vita che hanno importanti conseguenze umane, lo sai. Le persone decidono di abbandonare le sartorie infernali di vestiti a basso costo per i nostri ragazzi annoiati con stile, di fuggire dalle miniere di materiali conflittivi indispensabili per la nostra irrinunciabile connessione. I prolifici foodies dipendono dalla disponibilità senza limiti di ingredienti freschi e a basso costo che offrono anche emarginazione, nuova schiavitù, abbandono e sfruttamento.

Cara Cooperazione non tradire l’amore che la Solidarietà nutre per te.

Tutto è intimamente legato, quindi offrile anche la responsabilità, la consapevolezza, la dignità, l’autentico impegno al cambiamento. Con questo proposito in mente, fai attenzione a quel che ti chiede anche il tuo nuovo collaboratore, il Settore Privato. Potrebbe aiutarti a costruire più in fretta e meglio quel che desideri, ma potrebbe anche convincerti che la strada più breve è quella per avere risultati immediati e misurabili, mentre tu hai bisogno di strade meno battute che ti portino più lontano. Costruire sull’interdipendenza significa poi accettare che il lavoro comincia dalla tua casa, con l’educazione a modelli di sviluppo responsabili. Attraverso il dialogo con la tua società di riferimento, in dinamica evoluzione: ascoltala, curala e approfittane.

Ora guardati allo specchio e sorridi, sei bella così, senza trucco.