Conselve-Padova : Karamba e Tamsir profughi in cattedra

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da PADOVA Paola Ellero.

Due giovani africani, laureati nei loro rispettivi Paesi, saranno a fianco  dei docenti del liceo Mattei di Conselve, paese della bassa padovana.

Karamba, 30 anni, profugo, ha una laurea e un master di secondo livello in Letteratura inglese e francese presi all’università di Dakar in Senegal: affiancherà per qualche mese gli insegnanti di lettere, storia e inglese.

Tamsir Njie, 32 anni, originario del Gambia,  rifugiato politico, docente di matematica e inglese studiate alla University Social Science of Gambia, affiancherà i docenti di matematica.

Entrambi  hanno un passato recente di persecuzioni, morti,  viaggi tragici  in barcone dove hanno visto morire molti dei loro amici; ma di tutto questo non intendono parlare, perché è proprio il cliché del povero africano sbarcato da una carretta di mare dopo mille peripezie che vogliono far superare. Lavoreranno 100 ore ciascuno, saranno pagati con due voucher all’ora (15 euro netti) dalla Caritas, così come prevede il progetto Intercultura promosso proprio da Caritas e Fondazione Cariparo. Promotori e sponsor dell’iniziativa sono gli attivisti di «Bassa Padovana Accoglie», gli stessi che hanno organizzato i funerali di Sandrine Bakayoko e che si sono fatti carico dei profughi espulsi dai programmi di protezione durante le varie proteste nei centri di accoglienza. Il progetto rientra nel CLIL (Content and Language Integrated Learning) previsto dalla riforma della scuola del 2010, che ha l’obiettivo di applicare l’insegnamento in lingua inglese a materie diverse.

Un progetto quindi che va oltre le  modalità più usuali di affrontare l’integrazione come semplice  conoscenza di storie utilizzando testimonianze di profughi  e che si pone come esemplare in questa fase di discussione attorno all’utilizzo in lavori socialmente utili dei richiedenti asilo. Un progetto che può essere utilmente replicato.

«Di che cosa volete che parliamo? Di letteratura africana o delle leggi che regolano la vita della comunità Mandinka del Senegal?». La prima lezione di Karamba Doiuf è iniziata così. Era emozionato, ma i ragazzi lo hanno messo a suo agio: incuriositi, attenti, gli hanno chiesto dei Mandinka, l’etnia cui Karamba appartiene. L’agenda del nuovo insegnate prevedeva 3 ore di lavoro quel giorno ed ha insegnato alle quinte e alle seconde. Quindi è venuto il momento della pausa in sala insegnanti, dove gli altri docenti lo hanno aiutato ad orientarsi.

Il suo collega Tamsir Nije, cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico, ha iniziato le lezioni il 4 febbraio. Interpellato al telefono si dice contento: parla molto bene l’inglese, un po’ meno l’italiano. Quando era ancora studente in Senegal Karamba ha lavorato per anni in una associazione che si occupava del recupero dei tossicodipendenti e del reinserimento delle prostitute. Proprio per queste attività, che spesso entravano in conflitto con la polizia del posto, rischiava la vita: il suo capo è stato torturato e poi ammazzato. «Ho avuto paura di fare la stessa fine». Per questo motivo ha deciso di andarsene affrontando l’ignoto, pagando 700 euro i trafficanti di uomini per la traversata del Mediterraneo. Fino a quando non è arrivato a Battaglia Terme, ospite della cooperativa Ecofficina. E per liberarsi dalla paura, per dare un senso a questa fuga, ha imparato l’italiano in pochi mesi. Ora fa il mediatore culturale e lavora per la coop che lo ospita. Lui non vuole fornire elementi sul suo passato: «La prefettura dice che non dobbiamo parlare con i giornalisti », sostiene. E lui le regole le rispetta: «Sono felice di questa iniziativa, ma deve scrivere che non siamo venuti a rubare il posto di lavoro a qualcuno. Il progetto della scuola non è in conflitto con nessuno». Evidentemente anche a Tamir sono arrivate le voci secondo le quali i profughi sottrarrebbero risorse agli italiani. Ora lui ha ottenuto lo status di rifugiato politico, riesce a svolgere un po’ di lavoretti, vive in un appartamento a Due Carrare, in affitto. «Sono contento di tornare a scuola, spero di poter essere utile in matematica », dice.

Le storie dei due giovani nuovi professori del Liceo Mattei si leggono nei loro occhi, e bastano poche parole per capire la forza e il coraggio che li ha portati fin qui.

«Bisogna superare questa visione delle cose» dice Don Sandro Parri della parrocchia di Monselice che con Bassa Padovana Accoglie condivide i progetti di inserimento: «Questi ragazzi sono istruiti, hanno qualcosa da dare agli altri, hanno ricevuto accoglienza e ora il modo giusto per ripartire è rimettersi al pari con gli altri, lavorando onestamente» spiega.

«Non mi piace più parlare di “integrazione” come se fosse uno sforzo di convivenza – afferma Gloria Dicarti, di Bassa Padovana Accoglie, insegnante – questi ragazzi hanno qualcosa da insegnare ai nostri studenti, mi sembra un ottimo modo per iniziare a vivere insieme».