La storia di un amico nigeriano in Italia

di Isoke Aikpitanyi e Claudio Magnabosco ( da GENOVA ).

Quella di Frank è una storia difficile. Ma ci sono poi storie che non lo sono?
Di solito chi le vive non le racconta, oppure lo fa omettendo qualcosa. Chi legge o ascolta dalla viva voce di chi ha vissuto quella storia, comprende che manca qualche particolare. A volte il racconto non fila, si intoppa e poi riprende.
Frank non è cosi, Frank è una persona vera e concreta.
È onesto anzitutto con se stesso. Non vuole e non chiede sconti per i propri errori, li ha pagati del resto, ed è più facile che per pudore non racconti cose belle e positive delle quali è stato pur capace.
Frank è nigeriano. Uno dei tanti che hanno creduto nel benessere per tutti che l’Italia e l’Europa offrono come immagine di sé a Paesi come la Nigeria, dove la gente vive male ed è per lo più povera.
“La Nigeria non è povera – dice – sarebbe ricchissima, ma la corruzione politica è tanto forte da rendere i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”. La popolazione è giovane, non ci sta a vivere una vivere miseramente e senza prospettive.
Frank lascia la Nigeria, saluta la madre alla quale è molto legato, insegue i suoi sogni.
Quando tutti i sogni saranno naufragati, lui considera QUESTO il suo naufragio e non indugia a raccontare il mare o l’aereo, tutte le storie di viaggio che sono la parte principale del racconto di tanti migranti.
Il viaggio è duro, ma Frank è pezzo d’uomo, niente lo spaventa, niente lo ferma.
Lo ferma la fame, anche più insopportabile di quella che aveva conosciuto in Nigeria perché è inconcepibile per lui aver fame… in Italia. Nessuno dei nigeriani che incontra e frequenta a Torino, ha fame. Magari gli altri hanno problemi di documenti, di lavoro, di relazioni, ma fame no.

Come fanno gli altri migranti?
La scorciatoia è adattarsi a fare lo spacciatore, un po’ a Torino, un po’ a Genova. È una cosa completamente fuori dai suoi principi morali, dagli esempi di sua madre. E non si accontenta di mangiare, la fame che lo prende è più profonda, vorrebbe successo, benessere. Ecc. Non riesce però a diventare un delinquente incallito, anche perché è arrestato e finisce in carcere. Esito banale? Non proprio. In carcere Frank conosce persone che gli danno una mano a fare di quella esperienza una occasione per ripensare a se stesso, a chi è e a chi ha rischiato di diventare. Tra queste persone c’è una persona che lo incoraggia a ricominciare tutto da capo. È una giovane nigeriana che non lo giudica. A questo ha già pensato il Tribunale. Frank pensa, cosi al dramma di tante ragazze vittime della tratta che lui ha incontrato e conosciuto. Prende consapevolezza che in un intreccio di sfruttamento, anche lui ha le sue responsabilità. Ma, soprattutto, in carcere incontra quelli che lui definisce inizialmente e semplicemente “i drogati” quelli che -dice- ho contribuito a rovinare vendendo loro la droga”.
Non è stato un grande spacciatore, ma in carcere vede ragazzi neri e bianchi che non hanno scampo, che nessuno e niente potrà salvare da una vita che ha imboccato una china senza fondo.
Frank persa a sua madre e dice NO, IO NON SONO QUESTA PERSONA.
Sconta la sua pesa, trova il sostegno di un ex sindacalista diventato missionario, incontra persone positive. Costituisce, dopo questi incontri, un’associazione di nigeriani contro la tratta e le violenze maschili contro le donne, piccola associazione ma vera e propria grande iniziativa di enorme significato morale e umanitario. E poi trova lavoro in una cooperativa.
Ci sarebbe molto da dire e da raccontare. Frank si è sposato con una giovane nigeriana ed è diventato papà ed ha scritto anche un libro.
Questa è la semplice storia di un giovane ragazzo nigeriano, mio amico, nostro amico :
FRANK EDOSA HONORABLE

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