Islam, Italia

La Redazione

Come scrivevamo nell’articolo precedente è davvero incredibile che in Italia da anni non esista un programma fisso dedicato all’Immigrazione, agli oltre 5 milioni di cittadini di quasi 200 paesi diversi di origine e tutti gli aspetti positivi o problematici di una società multi e inter etnica che cresce.

La RAI alla fine dell’anno scorso autunno 2016 ha recuperato Gad Lerner con una sua coraggiosa proposta di 6 puntate settimanali dedicate all’ISLAM, raccontato da lui da un italiano di origini ebraiche nato in Libano. Da fine novembre a fine dicembre così sono andate in onda su RAI 3 purtroppo alle 11 di sera i sei reportage da 50 minuti l’uno che hanno portato Lerner a percorrere migliaia di chilometri lungo tutta l’Italia, con incursioni in Nigeria, in Qatar e in Libano.

Prima puntata era su “Fede e denaro”, la seconda puntata su “Donne, il corpo nascosto”, la  terza “La comunità nigeriana”,  la quarta “Immigrazione clandestina e islamofobia”, la quinta “La finanza islamica”, la sesta  su “Le carceri e la radicalizzazione islamista”.

Islam, Italia ha segnato il suo ritorno in Rai a 25 anni da quel «Profondo nord» che ci fece conoscere il nascente mondo della Lega, a 16 da quando dovette lasciare la direzione del Tg1.

Un programma sulla Televisione Nazionale Pubblica che ha cercato di raccontare le contraddizioni del nostro rapporto con il mondo islamico, si scontra inevitabilmente con i pregiudizi, nostri (di spettatori e di cittadini) e degli interlocutori con cui Lerner cerca di dialogare.

A Bari, durante una cerimonia religiosa Lerner parla con una donna ma viene subito interrotto dal marito che si trincera dietro la gelosia: «L’occhio è la freccia del diavolo».

In Qatar Lerner incontra un prete cattolico che gli spiega come in quei luoghi sia impossibile fare evangelizzazione, niente croce e niente campane. Nello stesso Qatar, però, Lerner racconta delle importanti commesse che quel paese ha fatto alla nostra Fincantieri. Insomma, i Paesi più ricchi del mondo comprano banche e immobili in Italia, con cui finanziano moschee e forse organizzazioni vicine alla jihad.

Gad Lerner ha dichiarato che certamente una delle sfide personali era affrontare il tema come giornalista di origine ebrea: « Nel 1986, ancora giornalista della carta stampata, ho fatto un giro d’Italia travestito – come allora si diceva – da vu cumprà. E comunque per oltre un decennio sono stato conosciuto come “L’infedele” (titolo di un programma da lui condotto su La7 ), la classica formulazione della diffidenza che separa i nostri mondi. Detto questo sono stato accolto ovunque con grande apertura e in amicizia, anche tra le mura domestiche di molte persone con cui ho parlato. Critiche e obiezioni preliminari ne ho avute, comunque. Ma molto più spesso dal versante della politica italiana che dal mondo islamico». 

E per realizzare questo programma ha aggiunto che « In alcuni paesi come Qatar e Libano non sarei potuto entrare se sul mio passaporto italiano avessi avuto il visto per Israele, in Italia sono conosciuto come ebreo ma anche come persona curiosa e aperta. Viene colto il fatto che, nato a Beirut, si abbia una matrice comune, che io abbia in qualche modo vissuto in anticipo una stessa esperienza di profugo».