La storia di Tre Rose Nere

di Klodian Kojashi.

Di loro stanno facendo un film. Ne ha parlato il Corriere della Sera in un breve video realizzato da Walter Zollino. Il 17 marzo saranno a Roma, invitati alla Sei Nazioni.  Giocheranno una partita amichevole. Dopo l’intervista con Mirella sono andato via e li ho lasciati che facevano le prove dell’inno nazionale che dovranno cantare a Roma.        Sto parlando di “Tre Rose Nere”,  squadra del Rugby di Casale Monferrato, fatta quasi interamente da richiedenti asilo. Sono andato a trovare Mirella Ruo, responsabile della cooperativa Senape che da diversi anni è  impegnata in progetti di accoglienza e che conosce e ha sostenuto dall’inizio i giovani rugbisti.

Mirela, come siamo arrivati a questa storia?

Siamo partiti nel 2015. Sapevo della squadra di Rugby di Casale Monferrato. Sapevo che avevano anche delle difficoltà perchè non riuscivano a trovare molti giocatori. Avevo chiesto al Presidente della squadra, Paolo Pensa, di poter inserire qualcuno dei ragazzi accolti nel progetto. A quel tempo non pensavo ad una squadra volevo solo inserirli negli allenamenti. I primi sono stati tre ragazzi Ghanesi. Se la cavavano bene nonostante le difficoltà, partendo dal presuposto che nessuno di loro conosceva il rugby o ne aveva mai giocato. I primi tempi ci si sedeva a vedere le partite insieme al computer per capire di cosa si trattava. Avevano paura di farsi male, il gioco sembrava violento e senza regole. Siamo partiti con i primi tre poi con un ragazzo sudanese molto bravo e poi si sono avvicinati altri. Il primo anno il Presidente aveva scelto di rimanere fuori dal campionato proprio per dare il tempo ai ragazzi di costruirsi come una squadra. Dopo il primo anno e’ iniziato il percorso per farli disputare il campionato.  Il problema era che non si potevano tesserare piu’ di un certo numero di giocatori stranieri e grazie anche alla tenacia del Presidente della squadra, la Federazione Rugby  ha fatto delle deroghe per noi permettendo ai ragazzi di tesserarsi e disputare il campionato. E’ una squadra fluida, in divenire.

E’ una squadra e una scuola

Si, prima avevano un allenatore adesso ne hanno tre. La situazione è migliorata perché oltre ai ragazzi di Senape si sono aggiunti anche ragazzi di altre cooperative del territorio. C’e’ stato un momento in cui abbiamo pensato di fare due squadre perchè avevamo tanti ragazzi.

I giocatori fissi, dal primo momento adesso sono rimasti cinque-sei, tutto il resto sono arrivati dopo.

Quanti ragazzi sono attualmente impegnati con la squadra?

Attualmente sono una trentina, vengono anche da altre cooperative della zona. Fanno parte del campionato nazionale. Non abbiamo vinto grandi partite, ma posso dire che il livello è migliorato perché quando si perde, si perde con meno punti di distacco. Lo dicono tutti che nel Rugby ci vuole tempo.

Il nome?

Il nome c’era già della squadra del rugby di Casale, si chiamava Tre Rose, poi il Presidente ha voluto cambiarlo in “Tre Rose Nere”

Questa esperienza cosa ha voluto dire per i ragazzi?

Il Rugby, come altri sport, è servito per migliorare il loro senso di appartenenza a questo territorio. Questa squadra riportata in più parti del mondo con articoli e filmati, ha dato lustro anche a Casale perciò loro si sono sentiti una parte positiva di questa città. Hanno potuto sentire e vedere altre person,  a conoscere altri luoghi. Hanno fatto delle partite in carcere, hanno mangiato insieme con gli altri e hanno parlato molto tra di loro. Ho notato che il famoso terzo tempo, in carcere è stato un momento di vera condivisione.

Avete trovato difficoltà?

Non è stato facile e ci sono stati momenti in cui ho pensato di mollare tutto. Non venivano negli allenamenti, non rispettavano gli orari, abbiamo fatto diverse riunioni  per questi motivi. Oggi queste difficoltà sono state superate. Chi arriva adesso sa già che arriva in una squadra che disputa il campionato.

Quali sono i piani per il futuro? Quale sarà il vostro prossimo passo?

Il prossimo passo è continuare il campionato e cominciare a vincere qualche partita.

Adesso per voi iniziano le pretese agonistiche?

Sì, dobbiamo anche vincere qualche partita. Un’altra idea riguardo il futuro è il lavoro con le scuole. E’ passata in secondo piano la parte della formazione con i bambini delle elementari e si è un po’ arenata per diversi motivi. Mi piacerebbe molto se avessi del tempo occuparmi di questo aspetto.

Come chiudiamo questa intervista, cosa vorresti aggiungere?

I bambini vengono a vedere le partite. Sarebbe bello avere tanto pubblico. E’ stata un esperienza positiva per la città. Non so quanto la città si renda conto di questo.

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