ROMA : maledette premonizioni

MONDORomaItalia rubrica settimanale a cura di MONDITA per RadioBullets.

151°puntata – 11 gennaio 2019   

E’ iniziato il 2019 e auguriamo a tutti e tutte coloro che leggono e ci ascoltano un anno migliore del 2018. Ma purtroppo a ROMA per la nostra rubrica pensiamo sia giusto ricominciare da dove ci eravamo lasciati meno di un mese fa, a metà dicembre, con l’ultima puntata dell’anno dedicata ai Senza Tetto della Capitale, romani, italiani o stranieri che fossero, con poca assistenza pubblica e qualche aiuto di associazioni.

La 150° puntata di MONDOROMAMONDOITALIA si concludeva con una brutta premonizione : “Sarà inevitabile, prepariamoci a verificarlo, a reagire, a fare qualcosa : aumenteranno i senza casa, gli ubriachi, aumenteranno le liti, le reazioni intolleranti e razziste, e purtroppo aumenteranno anche i morti di freddo.” Ebbene ad oggi i Senzatettonelegge morti a Roma in diversi quartieri nelle ultime settimane per freddo e alcuni per strada, sono diventati 6 e sono anche aumentate le accuse pubbliche fra associazioni come la Caritas, la Sant’Egidio la CroceRossa e il Comune di Roma per la inadeguatezza del servizio di accoglienza e assistenza di chi vive per strada di qualsiasi origine sia. In tutta Italia non si sta poi tanto tanto meglio di Roma soprattutto se si è un SenzaTettoNeLegge. E allora vi ripropongo un’altra strana Premonizione letteraria che ho scritto in un’altra città dove ho vissuto per 30 anni ( dal 1971 al 2001 ) : Venezia. Ma quella strana città non c’entra con la mia “visione” distopica di allora : probabilmente quella sera di febbraio faceva molto freddo e già diciotto anni fa avvertivo qualcosa di anomalo che si avvicinava nel Tempo e nello Spazio. Venezia 28 gennaio 2001 ore 22.00 “Era obbligatorio camminare, vivere impassibili accanto alle morti, alle macerie, alle vite disperate, alle nascite precarie, all’indifferenza protratta all’infinito. E in mezzo a quella confusione di dati, di esseri, di esistenze e permanenze, c’era anche il posto per riposare, sognare continuamente alcune noiose utopie. Tutti, assolutamente tutti, subivano il fascino del caos, dell’alternanza di Bianchi e Colorati, di Zero e Uno, di entusiasmi e miasmi, di positivi e negativi, come calamite instabili, addossate le une alle altre come cavallette marine, prima di essere divorate da orche innocue. Il Sole poteva anche sorgere e tramontare in quel paesaggio inutile, tanto anche la Luna faceva strani percorsi nel cielo scuro, appena stellato intermittente, senza Messia. Era proprio l’aria che tirava a far credere di essere sereni, variabili, gioiosamente provvisori sugli arenili, sui picchi, nei boschi circostanti, fra le pinete malate, lungo le steppe ventose, fra dune e dune marroncine, in mezzo al mare cobalto. Non si capiva più niente: pioveva e l’acqua evaporava subito, appena dopo nevicava per mezz’ora e la neve si trasformava in sabbia rossa al contatto con il suolo; arrivava il vento gelido e il Ghibli a seguire, un po’ di nebbia , quanto bastava per confondere e disorientare, e poi un sole torrido che asciugava i vestiti irrigiditi dopo l’umido. Non c’era più il tempo per cambiare abiti, cappelli, ombrelli, e sui corpi cominciavano a crescere le prime piume: le più comode per affrontare l’acqua, il vento, la sabbia, la neve, il caldo, l’umido, il gelo. Tanti uccelli umani sbattevano le gambe e le braccia piumate, e ognuno si sceglieva colori diversi. Non c’era più bisogno della moda, di vestiti attillati o smodati o trasandati: le piume erano tutto e tutti si beavano di esse, lisciandosi e godendo della mutazione in atto.”

Ma io quella sera del febbraio 2001 a Venezia, prima di scrivere, non avevo ne bevuto ne fumato ! Chissà…..

Ciao da Marco e Gianguido.

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