Economia italiana “multietnica”

di Francesco Pisa.

In Italia è diffusa da anni l’idea che gli immigrati facciano lavori che gli italiani non vogliono fare più: è vero solo in parte. Ci sono anche moltissimi  Immigrati imprenditori e le loro aziende, , tra il 2012-2015 hanno contenuto il calo del fatturato e hanno raggiunto una maggiore esposizione verso l’estero e un aumento della registrazione di nuovi marchi, come rivela un Report della direzione Studi&Ricerche di Intesa Sanpaolo.

Nel loro complesso, a confronto con le aziende italiane negli anni “bui”, si sono comportate meglio. In questo studio si può vedere come le aziende fondate da Immigranti in Italia raggiunge il 9% sul totale delle imprese registrate. Tra il 2012-2015 questi imprenditori hanno avuto la capacità di reagire alla crisi, con una formula semplice ma molto efficace: stimolazione della domanda con diminuzione dei prezzi e conseguente aumento del fatturato. Le vendite in questo triennio sono cresciute del 17,7% contro il 10,1% di quelle italiane. Gli addetti e impiegati in queste aziende sono cresciuti del 26,6% rispetto al 14,2% delle concorrenti nazionali. Infine per quanto riguarda il fatturato, sebbene entrambe le categorie siano in calo, le imprese con titolare “straniero”riescono a fare meglio con un -6,8% rispetto a un -7,8%.

Interessante vedere la nazionalità di questi nuovi imprenditori, secondo lo studio, provengono per il 37,7% dall’est Europa, per il 32,8% dall’Asia, 15,6% dall’Africa e il 13,9% dal sud America. Questi imprenditori creano lavoro, anche se, a reddito più basso. Un lavoratore mediamente in un’impresa italiana guadagna circa 30 mila euro l’anno, in un’azienda di imprenditori stranieri mediamente uno stipendio si aggira intorno ai 21 mila euro. Differenze a livello direzionale sono evidenziate dal fatto che i consigli d’amministrazione di società straniere sono più giovani, sono aziende di dimensioni più contenute, poco capitalizzate, sono più flessibili al cambiamento e da non sottovalutare il fatto che incassano in tempi molto più ridotti.

Per concludere questo studio mette in luce come il fenomeno dell’”imprenditoria straniera” sia difficile da analizzare e non possa essere circoscritto alle sole imprese composte da immigrati della stessa nazione, spesso di piccole e piccolissime dimensioni e molto orientate su fattori competitivi di costo, in primis il basso costo del lavoro. Questo tipo d’imprese, con il passare del tempo, potrebbero generare ricchezza nel tessuto produttivo e contribuire a innalzare la competitività e la capacità di crescita di tutta l’Economia Italiana che in futuro è destinata a diventare sempre più multietnica, con risvolti interessanti e inaspettati.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*