#Gliimmigratiportanomalattie: HIV

Angelo Cioeta – Operatore sociale

Nel 2016 il Sindaco di Carcare firmava un’ordinanza con il seguente testo: Dimora vietata a persone provenienti da Paesi dell’area africana e asiatica anche temporanea se non in possesso di regolare certificato sanitario aggiornato. L’obiettivo era quello di arginare l’arrivo di migranti e profughi per motivi di salute pubblica. Stando alle motivazioni presenti nel documento, la delibera prendeva origine dal fatto che buona parte degli extracomunitari ospitati nelle aree convenzionate con la Prefettura, a Carcare, erano originari di Paesi ove sono molto diffuse patologie contagiose come tbc, scabbia e Hiv. Poco tempo prima, il Sindaco di Alassio aveva attuato un’azione simile, con lo scopo di tutelare la salute dei cittadini dagli immigrati provenienti da Paesi ove sono ancora presenti numerose malattie contagiose

Ecco l’articolo del Corriere:

Carcare: “No ai migranti senza certificato sanitario”

“Dimora vietata a persone provenienti da paesi dell’area africana e asiatica anche temporanea se non in possesso di regolare certificato sanitario aggiornato”. Dopo il sindaco di Alassio, anche Franco Bologna – primo cittadino di Carcare, paese dell’entroterra savonese in Valbormida – adotta la linea dura contro migranti e profughi emettendo oggi tale ordinanza volta a prevenire, dice, eventuali nuovi arrivi di profughi nella sua città per preservare la salute pubblica.

Durante l’emergenza ebola, come si è dimostrato nella prima parte del libro, il timore di un possibile contagio dovuto a persone provenienti dai Paesi colpiti dal virus non è venuto meno, tanto da formulare proposte volte ad arginare gli arrivi.

Ancora una volta, ci si ferma in superficie, al pregiudizio che prevale sulla realtà. E’ necessario quindi andare a fondo della questione, allo scopo di comprendere come stanno veramente le cose. Una premessa è però doverosa farla: la tutela della propria salute, innanzitutto, parte da noi stessi. Questo significa che è possibile evitare determinate patologie grazie ad uno stile di vita sano, al rispetto di raccomandazioni sanitarie come le vaccinazioni. Queste ultime, inoltre, sono probabilmente il riflesso più importante della tesi secondo cui, vaccinando sé stessi, si contribuisce alla tutela della comunità (la «vaccinazione di gregge»). Venire meno a determinate pratiche, non fa altro che farci entrare in contraddizione, rendendo ancora più ridicola di quanto lo è già la tesi degli immigrati dispensatori di malattie.

In merito a ciò, è interessante quanto dichiarato dalla direttrice dell’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Zsuzsanna Jakab: i migranti che arrivano con uno stato di salute compromesso non superano il 5%. Nella maggior parte dei casi, inoltre, si tratta di patologie dell’apparato circolatorio, mentale o legate allo stato di gravidanza, ma per lo più sono ferite da incidenti. Per l’anno 2015, “Medici per i diritti umani” ha chiesto all’ASL di Brindisi i dati sui ricoveri dei cittadini stranieri negli ospedali di Provincia. Lo studio ha sancito che gli stranieri non hanno superato l’1% e che, tra i motivi di ricovero, le malattie infettive erano agli ultimi posti.

Secondo l’OMS, la presenza di HIV tra persone provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa è bassa, potendo dunque dire che il rischio di un contagio è abbastanza ridotto. A sostegno di ciò, è utile considerare i dati dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), elaborati dalla scuola di giornalismo dello Iulm di Milano: 1) solo il 2.6% dei nuovi casi è riconducibile a soggetti provenienti dall’Africa Subsahariana; 2) nel 2014 la proporzione di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da HIV è stata del 27,1% con un numero assoluto di casi pari a 1002, risultando in calo rispetto all’ultima rilevazione effettuata nel 2006, in cui l’incidenza straniera era del 32.9%. Addirittura, lo studio 2015 “HIV acquisition after arrival in France among sub-Saharian African migrants living with HIV in Paris area”, presentato alla conferenza IAS 2015, dimostra che tra il 35% ed il 49% delle persone provenienti dall’Africa, vivono in Francia con l’HIV contratta nel Paese transalpino. Inoltre, l’HIV non si contrae per via aerea, ma per via sessuale o ematica. Soprattutto, è difficile pensare che un soggetto gravemente malato possa mettersi in viaggio.

fonte: Carta di Roma

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