Macro e Micro Economie quotidiane

di Francesco Pisa. 

Secondo i dati Unhcr tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2017 sono sbarcati sulle coste Italiane 119.247 migranti, nel 2016 ne sono sbarcati 181.436 con un decremento del 34%.

Un’indagine della Fondazione Moressa e ISTAT, nel 2014 il lavoro degli stranieri in Italia producevano un reddito di 125 mld pari all’8,5% del PIL, i contributi versati erano di 10 mld con un Irpef versata di 6,8 mld.

Molte sono le idee che si sono fatti gli Italiani, o per meglio dire, molti italiani hanno fatto proprie idee di altre persone.

Ecco un esempio: i commenti sulle pagine social di quotidiani, che pubblicano articoli sull’ immigrazione, come La Repubblica. E’ incredibile notare come molti commenti siano così concordi nel definire persone: “Risorse”. Ad esempio: “ecco le risorse”, “risorse che rubano il lavoro”, “risorse che non rispettano la nostra cultura”, ne potrei elencare migliaia di questo tipo.

Credo che il primo modo per disumanizzare le persone, quindi far sì che una violenza anche verbale nei loro confronti sia in qualche modo giustificata, è quello di non chiamarle persone o essere umani.

Ecco io mi oppongo a tutto questo. Ho deciso di scrivere storie di persone e di dare un nome, una storia ad ognuna di loro.

Come quella di due ragazzi africani, che lavorano ai Parioli, un quartiere benestante di Roma.

Uno di questi lavora davanti ad un bar dalle sette del mattino fino all’ora di pranzo e con i suoi “Buongiorno” sembra voler rassicurare le persone che gli passano davanti, un altro pulisce i marciapiedi di Viale Romania, ed è difficile calcolare quanto lavora al giorno, lui è un perfezionista: finché tutti i marciapiedi non sono perfettamente in ordine e puliti non se ne va. Proprio ieri ho incontrato entrambi, ho fatto la mia solita passeggiata dal Bioparco di Roma fino a Viale Romania, per arrivare alla Luiss, Università nella quale frequento l’ultimo anno del corso di Economia. Davanti al bar c’era sempre lui, in effetti già da un’ora aveva iniziato a lavorare. Ieri però doveva essere stata una giornata particolarmente proficua, perché era già riuscito ad accumulare un bel gruzzoletto ed i suoi occhi, il suo sorriso e quel suo “buongiorno” con quella pronuncia così umile e così rassicurante mi avevano colpito molto. Come al solito proseguivo il mio percorso per Viale Romania, la giornata era iniziata bene, perché guardare quegli occhi, sentire quella voce, mi aiutava a pensare, ad immedesimarmi nell’altro e mi lasciava quella capacità di provare ancora sensazioni umane.

Ormai ero vicino a Viale Romania, in pochi metri avrei incontrato il secondo ragazzo; immediatamente avevo notato i suoi bicchieri di cartone dove i passanti avrebbero potuto mettere le proprie offerte; di lui però nemmeno l’ombra. Forse si trovava dall’altro lato della strada, in effetti era così: stava spazzando via gli aghi di pino che in quella zona sono cosi abbondanti che otturano persino i tombini. Ho deciso di dargli 50 centesimi per quel servizio che faceva per la comunità. Non avevo intenzione però di lasciare quelle monete nel solito bicchiere di cartone, volevo guardarlo negli occhi e ringraziarlo per quello che stava facendo, almeno così pensavo, ma in realtà volevo ancora vivere quelle sensazioni che solo persone del genere riescono a darti, persone semplici. Quindi sono andato da lui e gli ho chiesto quasi scusa, perché in effetti per me 50 centesimi erano niente.

Grazie a questi due ragazzi, giovani africani immigrati, ieri ho apprezzato le piccole cose che accadono in una giornata, le microeconomie che indirettamente fanno parte delle macro. Non so se loro rientrano nelle statistiche ufficiali, ma so che anche queste sono le mie “risorse”: persone che vanno avanti con pochi euro al giorno e che indirettamente mi insegnano a vivere.

Grazie “Risorse”.

 

 

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