Mondo-Droga inter-etnico

di Francesco Pisa.

La Relazione annuale 2017 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, parla di un’Italia che spende per il consumo di sostanze stupefacenti sul territorio nazionale 14,2 miliardi di euro; più o meno una piccola manovra finanziaria, di cui il 43% attribuibile al consumo di cocaina e più di un quarto, all’utilizzo di derivati della cannabis. Se focalizziamo l’analisi sulla popolazione giovane adulta, ovvero quella di età compresa tra i 15 e i 34 anni, la percentuale di coloro che hanno fatto uso nella vita di una qualsiasi sostanza illegale raggiunge il 43%. Tra le sostanze psicoattive illecite la cannabis risulta la sostanza maggiormente utilizzata: tra i giovani adulti il consumo nella vita si aggira al 42,5% e nell’ultimo anno 22%. Il dato si presenta in crescita rispetto alle rilevazioni precedenti.

Questi che ho elencato sono numeri che presentano un’idea di questo fenomeno, ed essendo una rubrica di Economia, non posso fare a meno di citarli. Ma le statiche, le percentuali, i numeri possono arrivare ad un certo punto: non sapranno per esempio chi è quel ragazzo che a 12 anni per la prima volta si è girato una canna, o quella ragazza che bucandosi ha dato un senso alla sua esistenza.

Mi guardo intorno e cerco in tutti i modi di osservare la realtà che mi circonda e mi basterà solo guardare dallo spioncino di casa.

Sono le 8 di mattina, faccio colazione, il rumore dei passi per le scale del palazzo via via che trascorrono i secondi si fanno sempre più incalzanti, il picco si raggiunge nel pianerottolo di casa, dopodiché diminuiscono sempre di più.

Era iniziata una nuova giornata per un condomino del palazzo. A me piace immaginare che si tratti di un ragazzo giovane della mia stessa età, pieno di vita, sicuro dei suoi obiettivo, laureato e con una perfetta conoscenza dell’inglese; abile nell’uso del computer e deciso a costruirsi un futuro, una famiglia, una casa. La sua vita, per lui, sembra tutta in discesa; come dargli torto: ha l’età dalla sua parte, è giovane e il mondo un giorno sarà suo. Accesa la macchina, è pronto a partire e a raggiungere i suoi sogni. Mettendo in moto nota la spia della benzina, la sera prima si era scordato di farla, controlla il portafoglio nella speranza di trovare qualche soldo. Rovistando si accorge che il cruscotto è macchiato dalla dose di cocaina che aveva sniffato la sera prima. Non avendo contanti con se, sceglie di salire a casa e di andare a chiedere al padre. Così risale, ma mentre chiude la portiera della macchina gli arriva un messaggio sul cellulare, la sua ragazza deve parlargli subito, è importante, lui le risponde che deve andare ad un colloquio di lavoro, potrà raggiungerla solo alle sei del pomeriggio. Ma il messaggio di risposta che segue, lo lascia immobile, attonito: la sua ragazza è incinta, è spaventata, ha bisogno di lui. Fermo sotto casa con la portiera aperta è scosso, le mani sudano, il cuore esce dal petto, le gambe tremano, l’aria inizia a mancare. Ha bisogno della coca adesso, esce dalla macchina e deve ritornare a casa, ha bisogno di soldi per comprare una dose. Mentre sale le scale, da un’occhiata all’orologio, sono le nove e mezzo, ormai è troppo tardi per andare al colloquio, in fondo sono più importanti i soldi per la dose. Entra a casa, suo padre è già uscito, l’unico modo per drogarsi sarebbe potuto essere chiamare un suo amico e farsela portare a casa. L’amico arriva per le dieci, stavolta però ha cambiato spacciatore, è andato da Ahmed un giovanissimo marocchino da 3 mesi in Italia, che viveva tra la stazione Termini e una casa famiglia e che aveva deciso di sbarcare il lunario spacciando droga ad prezzo molto competitivo per il mercato romano. I due non stanno più nelle pelle, vogliono finirla tutta, così rimangono insieme fino alle sei, non parlano di nulla, perché basta sniffare ed l’unica cosa che conta. In quelle ore che trascorrono insieme, non pensano ai problemi di ogni giorno, è come se fossero anestetizzati, vivono in un mondo sicuro dove ci sono minacce. L’effetto della droga lentamente diminuisce e tutti problemi risalgono a galla. Improvvisamente si ricorda di scrivere alla ragazza. L’incontro avviene verso le sei e mezza, non sa cosa fare, è ancora scosso e la coca provoca ancora degli effetti sul suo corpo, tenta di rimanere lucido, ma è chiaro che tutto quello che dice è alterato dalla droga. I due si lasciano, senza aver trovato una soluzione, o comunque una decisione che possa andare bene a entrambi, magari andrà meglio il prossimo incontro, hanno la consapevolezza che qualcosa si è rotto. E risalendo le scale pensa: tanto bene o male alla fine è tutto apposto.

Questa è la realtà che io osservo tutti i giorni dallo spioncino della porta, dove il presente è instabile, dove è forte la minaccia di un futuro sempre meno sicuro e dove la droga cura le mancanze e i problemi di una giovane vita.

Disoccupazione giovanile e consumo di droghe, Mafie di diversi Paesi del mondo che sfruttano  giovani rifugiati come il piccolo spacciatore Ahmed, vanno di pari passo: quello che la società lascia indietro, la droga lo prende. E coloro che l’Italia sta lasciando indietro, sono migliaia e migliaia di giovani come me.

( Nel 2017 nelle carceri italiane c’erano 6.747 Detenuti Stranieri ( sul totale di circa 20 mila) per reati che riguardano l’uso, la produzione e lo spaccio di Droga.)

 

 

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