Sul Summit delle Diaspore in Italia

di Tana Anglana.  

Cosa abbiamo imparato ?

“Nessuno deve parlare per le diaspore, ma bisogna parlare e progettare insieme alle diaspore. Ho 78 anni e sono 50 anni che lotto perché questo accada e per la prima volta riesco a credere in questa possibilità. Grazie.”

Così Catherine Ori Iheme, donna combattente della diaspora nigeriana in Italia ha salutato lo svolgersi del Primo Summit Nazionale delle diaspore, che si è tenuto Sabato 18 novembre a Roma.

E’ stata una giornata importante, umanamente densa e politicamente rilevante. C’era una particolare energia nell’aria, quella che produce la nascita di una comunità e la reale partecipazione ad un processo storico. Tanti i volti sorridenti, emozionati e autenticamente coinvolti. La platea è stata viva, il palco ha ascoltato e risposto. Si è coronato così un periodo di elaborazione di contenuti, di incontri e consultazioni con le diaspore, di proposte per avviare processi di reale inclusione di queste realtà nella cooperazione italiana allo sviluppo.

Sono stati prodotti 4 documenti con il contributo di tutti gli attori istituzionali e della società civile che hanno partecipato al progetto e, soprattutto, un paper di posizionamento delle diaspore rispetto alla cooperazione, completo di raccomandazioni per il sistema Italia. Si comincia quindi a dialogare con entusiasmo. Tuttavia, non posso nascondere un timore: ora che il sipario sul Summit si è abbassato, cosa rimarrà?

Il primo Summit è stato senza dubbio un punto di partenza – non certo di arrivo – e allora cosa potremo realizzare all’alba del giorno dopo? Qual è l’eredità sulla quale costruire un programma strutturato e stabile di partecipazione politica e operativa delle diaspore nella Cooperazione Italiana allo Sviluppo?

Si potrebbe intanto partire da ciò che abbiamo imparato, da tutto ciò che emerso sia durante i mesi di lavoro e incontri territoriali, che durante la giornata conclusiva di questa prima tappa:

  • Al Summit eravamo in tanti, ma mancano ancora molte realtà delle diaspore che devono essere coinvolte e devono avere spazio per esprimere la propria voce. In questa fase di avvio del percorso, siamo riusciti a raggiungere solo alcune grandi città, mancano ancora territori ed esperienze molto rilevanti. Da lì è necessario ripartire per far circolare informazioni e connettere le organizzazioni locali alla rete nazionale che si sta creando.
  • Le organizzazioni delle diaspore hanno molte competenze indispensabili per avviare percorsi virtuosi di cooperazione, ma alcune capacità vanno senza dubbio rafforzate. E’ necessario impegnarsi per raggiungere gli standard richiesti per gestire progetti importanti sia in termini di volumi finanziari che in termini di ambizione di impatto.
  • La disponibilità del MAECI, dell’AICS e della società civile ad accompagnare il percorso del Summit dichiarata durante l’evento finale deve essere raccolta e rilanciata. Il sistema Italiano, fatto anche di una costellazione di organizzazioni che sono già attive da tempo nella cooperazione, vuole contribuire concretamente. Queste organizzazioni dovranno essere chiamate a sostenere e accompagnare il consolidamento delle capacità delle diaspore. Potranno poi a loro volta crescere, grazie alle competenze sociali, culturali, tecniche che le diaspore stesse sanno esprimere.
  • La partecipazione politica delle diaspore non si può esercitare con una miriade di realtà separate l’una dall’altra. E’ necessario fare massa critica. E’ necessario e utile creare un sistema (la cui natura è tutta da decidere) di messa in rete e di rappresentanza per essere chiamati a prendere posto al tavolo della politica. Sarà una strada lunga e faticosa, ma la direzione è stata segnata.
  • Le informazioni su eventi, opportunità, soggetti portatori di interesse devono raggiungere le diaspore in maniera più sistematica. Per “Esserci, Conoscersi, Costruire”, come recita lo slogan del Summit, è necessario sapere cosa accade e in che modo. Molti rappresentanti di associazioni sono affamati di informazioni e non hanno ancora gli strumenti per essere sempre aggiornati come i tradizionali addetti ai lavori. Creare un Hub informativo dedicato, un luogo virtuale dove incontrare altri soggetti e reperire informazioni preziose potrebbe dimostrarsi estremamente funzionale anche per il raggiungimento degli obiettivi di crescita, consolidamento e messa in rete delle diaspore.
  • Non tutte le associazioni di immigrati hanno interesse, volontà e capacità di partecipare alla Cooperazione allo Sviluppo. Non tutte saranno presenti nel percorso. Questo passaggio, che può sembrare banale, deve essere chiaro sia alle Organizzazioni della Società Civile (OSC) italiane, che alle diaspore stesse. E’ importante ribadirlo per non banalizzare un percorso ambizioso di partecipazione, che vuole promuovere la qualità delle associazioni delle diaspore per lo sviluppo e non la quantità. Purtroppo, qualche attore “tradizionale” della cooperazione continua a fare confusione su questo punto, in maniera più o meno strumentale…

Insomma, c’è da rimboccarsi le maniche: quando si accendono le luci sul palco di un evento tutto è abbagliante ma ora il sipario si è chiuso ed è imperativo ricominciare a lavorare per “trasformare le parole in fatti”, come ci ha chiesto Catherine di fare alla conclusione del Summit, nel suo commovente abbraccio a tutti i presenti.

Ci impegneremo per non deluderti, Catherine.

I numeri del SUMMIT :

  • 9 incontri territoriali in Italia (Firenze; Napoli; Padova; Roma; Cagliari; Torino; Milano)
  • Più di 100 Imprenditori immigrati incontrati
  • Più di 7000 Associazioni di immigrati contattate
  • 400 Associazioni delle diaspore incontrate mappate
  • 50 paesi di origine (da Asia, America Latina, Africa e Europa)
  • Più di 150 buone pratiche di migrazione e sviluppo delle diaspore registrate
  • 300 partecipanti all’evento finale

 

 

 

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*