Uccidere l’Altro : un suicidio.

di Gianguido Palumbo.

L’ultimo episodio di violenza, di omicidio di una persona da parte di un’altra di origini diverse avvenuto pochi giorni fa è drammaticamente significativo: a Torino un giovane italo marocchino di 27 anni, Said, ha ucciso per strada un altro giovane, italiano, Stefano di 33 anni, “Perché lui era felice, per togliergli la famiglia, i figli, i parenti, perché la mia vita invece era uno schifo”. In questo episodio non sembra entrarci né il fondamentalismo islamico contro i Bianchi e l’Occidente, né altre cause esplicite di altro tipo se non la vendetta, la punizione di un sofferente, di un fallito, di un quasi malato che per sfogarsi sceglie una vittima precisa che non conosce ma che a lui appare come il simbolo degli Altri Felici, che stanno meglio di Lui. Un fatto importante e in parte anche positivo è che Said, l’assassino vendicatore delle sue sfortune, si è costituito “per non riprovarci un’altra volta”! Cosciente del proprio stato di sofferenza nel bisogno di vendetta e di violenza, ha deciso che sarebbe stato meglio andare in carcere e forse così trovare quasi pace in un luogo protetto. Oppure ha confessato anche per i sensi di colpa, non sappiamo. Certo è che dopo essersi sfogato è andato a consegnarsi alla Polizia. Said ricorda in qualche modo proprio il giovane italianissimo di Macerata, Luca Traini di 28 anni, che un anno fa, dopo essere andato in giro in auto a sparare a qualche “Negro” per sfogarsi e vendicare a suo modo l’uccisione di Pamela, ragazza romana vittima di alcuni criminali africani, aveva deciso di costituirsi ed è andato dalla Polizia e poi in carcere. Intervistato recentemente, ha dichiarato di essersi pentito avendo capito cosa aveva fatto e forse anche il perché. Negli ultimi anni ci sono stati ( in tutto il mondo ) purtroppo tanti, troppi, casi di omicidi o tentati omicidi di singole persone o di gruppi per mano di giovani “Bianchi Occidentali” o di “Neri Africani” che hanno deciso più o meno freddamente e coscientemente di uccidere Altri diversi da loro, l’Altro simbolico : Altro in quanto cittadino occidentale di pelle bianca, più o meno felice e benestante, oppure Altro in quanto africano, nero, migrante, più o meno malestante e povero.

L’Odio, l’insopportazione, l’intolleranza, l’invidia, nei riguardi di chi è parte di un ALTRO MONDO, è sempre più il motore della violenza ed è sempre più un problema sociale politico perché oltre all’influenza immediata e terribile sulle vite individuali e sulle loro relazioni, incide sempre di più sulle Società in cui avvengono i fatti criminosi, modificando comportamenti ed anche politiche locali e nazionali.

Come dobbiamo e possiamo reagire a questo ODIO incrociato sempre più diffuso?

Non credo proprio che bastino esecrazioni, condanne morali, condanne penali, appelli, inviti, preghiere, marce, fiaccolate, prediche o discorsi analitico-teorici più o meno interessanti e corretti.

Non credo proprio che basti l’invito più o meno d’alto livello all’Amore contrapposto all’Odio.

Non credo proprio che basti la repressione e la punizione del Razzismo. L’omicidio di Stefano da parte di Said è un atto radicale, estremo nella sua essenzialità: certo poteva essere benissimo che al posto di Said italo-marocchino ci fosse un italianissimo Mario, della stessa età, con gli stessi problemi di crisi da fallimento, aggressore omicida di un altro giovane italiano, meno fallito e quindi vittima del suo sfogo. Ma Said è pur sempre un giovane figlio di immigrati che non è riuscito a inserirsi, a convivere, a trovare una sua nuova identità, un ruolo sociale neanche studiando, sposandosi, diventando padre, lavorando, e invece purtroppo per lui, per il figlio, per la moglie, per Stefano, per tutti i suoi parenti, e per tutti noi che viviamo e conviviamo in Italia in Europa, Said ha ucciso per invidia Stefano, per puro odio.

Decine di giovani di origine africana, e non solo, emigrano e sperano di trovare una vita migliore in Occidente, in Europa, in Italia e molte volte non ci riescono e stanno male, molto male. Reagiscono in diversi modi o con la depressione o con una malattia o con stupefacenti o a volte con la violenza, estrema o parziale.

Dall’altra parte del Campo d’Odio, decine di Giovani occidentali, europei, italiani, spesso anche loro frustrati, ignorati e ignoranti, in crisi, reagiscono sfogandosi contro gli Immigrati, contro Neri di ogni tipo, contro quelli che vivono come Altri.

Di fronte a questa grave e montante crisi di convivenza, di relazioni, le leggi servono, gli inviti e le predicazioni per l’Amore e l’Amicizia, e la Tolleranza, e la Solidarietà etc… più o meno laiche o religiose, servono ma non bastano. Credo sempre più che serva soprattutto più Educazione, Rieducazione permanente, Comunicazione, nelle Scuole e in tutti gli ambiti sociali, reali e virtuali.

E’necessario ed urgente che a livello nazionale e territoriale si favorisca in tutti i modi la Conoscenza reciproca, la scoperta della varietà, delle diversità, delle storie, delle culture, per capirsi di più e meglio trovando le connessioni, le similitudini, le unicità, le appartenenze comuni e i problemi comuni per affrontare assieme i grandi e piccoli problemi del mondo contemporaneo, delle vite di ognuno e di tutti. Ma questo impegno non può essere demandato a scelte individuali o di una scuola o di una istituzione locale o di un mezzo di comunicazione specifico. Questo obiettivo deve diventare parte attiva e finanziata, pubblica, di un Programma di Educazione alla Convivenza ed alla Umanità non basato sui principi della tolleranza, della fratellanza, della solidarietà, ma proprio della Conoscenza di se stessi e di tutti gli Altri, nel mondo e nelle singole Città e Paesi.

Sono anni che studiosi, intellettuali, professori, artisti ci spiegano e dimostrano che Noi siamo gli Altri e così il contrario, che l’identità è fatta di confronto ed è dinamica e non statica, che solo conoscendo e riconoscendo gli Altri capiamo anche Noi stessi etc…Ma finché queste belle teorie rimangono sulle scrivanie o sui computer e sui telefoni di qualche milione di persone, le più istruite, fortunate, sensibili, continueremo ad odiarci e ucciderci per strada e la situazione peggiorerà sempre più. Oltre a giuste e benemerite iniziative locali di tante associazioni, tanti insegnanti e professori e qualche politico, sindacalista o dirigente, dobbiamo chiedere e ottenere che i Governi Nazionali e quelli dei Territori Regionali e cittadini investano in EDUCAZIONE Civica, Civile interetnica, dalle Scuole Materne alle Università, dai Quartieri alle Televisioni, dai Social allo Spettacolo.

Non è solo malato l’Ambiente con il rischio gravissimo di alterazioni irreversibili e morte di milioni di persone e territori è malata anche la Società contemporanea che quindi richiede come l’Ambiente, delle modifiche dei comportamenti quotidiani individuali e collettivi e nuove politiche Sociali e Culturali diffuse.

Sono sempre esistiti e continueranno ad esistere i Said depressi e falliti e i Luca incarogniti che faranno gesti individuali violenti contro Altri, ma la diffusione della violenza quotidiana, dell’Odio, della insopportazione degli Altri potrebbe forse diminuire a seguito di iniziative pubbliche e private prolungate e costanti di Educazione alla Conoscenza reciproca Interetnica ed alla Convivenza. Anche questa potrebbe e dovrebbe essere una caratteristica ( vecchia e nuovissima ) della Nuova EUROPA 2020.

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