MicroAree in Italia

di Ambrogio Manenti ( Milano ).

( Nelle MicroAree ) Persone emarginate, silenti o passive, destinate all’abbandono o all’istituzionalizzazione sono messe in condizione di scegliere e a volte realizzano desideri e progetti, nel corso del disagio, durante malattie e perfino in vista della morte ( Gallio, Cogliati Dezza 2018)

All’inizio di giugno 2018 sono stato un paio di giorni a Trieste dove ho avuto l’opportunità di visitare il Distretto 3, una Casa della Salute (Centro di Assistenza Primaria di Muggia) e una Microarea (Valmaura) e parlare con il direttore del Distretto, il coordinatore della Casa della Salute e l’infermiere di territorio responsabile della Microarea. Come immaginavo, da informazioni frammentarie raccolte durante gli anni delle partnership sulla salute mentale sviluppate da istituzioni socio-sanitarie triestine e l’Organizzazione mondiale della Sanita’ (in particolare nei paesi dove ho lavorato: Bosnia, Macedonia, Palestina e Iran), la situazione dell’organizzazione delle cure primarie a Trieste è parecchio avanzata, degna di nota e mi pare andrebbe inclusa nelle realtà che si vogliono studiare a livello nazionale per dimostrare buone pratiche di salute territoriale in consonanza con i contenuti del manifesto della salute della Casa della carita’ di Milano. (Landra, Ravazzini, Prandi 2018) In particolare, durante la visita, oltre all’approccio del distretto (“Spostare il lavoro dalla scrivania al territorio”, “Dare voce alle persone”, “Ricostruire un tessuto di comunita’”) e alle modalita’ organizzative della Casa della Salute (“Medicina di salute integrata”, “Andare a cercare”, “Dare continuita’ alla cura”, “Costruire progetti personalizzati”), sono rimasto colpito dalla esperienze delle Microaree. Ho visitato una Microarea ospitata in un appartamento di una zona disagiata dove ho trovato alcuni operatori (l’infermiere responsabile, 1 operatore socio-sanitario, 2 volontari del servizio civile che lavorano insieme ad altri operatori assenti in quel momento – 2 giovani che avevano ottenuto borse lavoro, 1 addetto ai lavori pubblici, 4 del servizio civile solidale + un certo numero di volontari) che mi hanno spiegato le attivita’ di promozione della salute che svolgono su un’utenza di circa 1000 persone, particolarmente le più bisognose fra le quali anche immigrati. Poi ho parlato anche alcuni utenti presenti…le persone si rivolgono agli operatori nel servizio della Microarea per problematiche sanitarie varie e ricevono un orientamento e accompaniamento ai servizi socio-sanitari attivi nel distretto, oltre ad altre specifici servizi (es. garantire una ‘continuita’assistenziale’ dopo le dimissioni dall’ ospedale). Gli utenti comunque vanno alla Microarea al mattino anche solo a bere il caffe’, per attivita’ ricreative e di promozione di socialita’ – es. giocano a carte -, per il doposcuola bambini, l’assistenza sportello lavoro, casa e altro che non e’ strettamente sanitario. Ne ho tratto l’idea, che sia una esperienza di salute di comunita’molto interessante ormai sperimentata per oltre un decennio, poco costosa e replicabile e che tra l’altro consente una efficace attivita’ della Case della Salute a cui le microaree fanno riferimento.

Cos’e’ la Microarea ? “A Trieste dopo l’esperienza della chiusura degli ospedali psichiatrici…a meta’ degli anni 90 “abbiamo deciso di portare la nostra cassetta degli attrezzi in ogni angolo del territorio” cosi’ dice Franco Rotelli (Gallio, Cogliati Dezza 2018) La microarea nasce a Trieste circa 15 anni fa, da una cultura di salute, forgiata dall’esperienza della salute mentale, che mette la persona al centro di un intervento caratterizzato da integrazione di servizi, mobilitazione delle risorse del territorio, focus sul sociale. “La Microarea sviluppa interventi intersettoriali ad alta integrazione ed azioni innovative delle cure primarie per migliorare la salute globale degli individui e delle comunità”. Ciascuno dei quattro distretti dell’Azienda Sanitaria Triestina ha individuato una-due aree ben delimitate (microaree) nel proprio territorio di pertinenza, ciascuna di ca.1.000-2.500 ab. (quindi includenti qualche decina di caseggiati), in cui si e’ iniziata la costruzione di reti locali di servizi tra i vari erogatori istituzionali o meno, che potevano costituire risorsa e strumento per sviluppare innovativi programmi di salute: i Servizi Sociali del Comune, i servizi degli altri Assessorati Comunali (ambiente, istruzione, trasporti, ecc.), l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale-ATER, le cooperative sociali (in particolare di tipo B), le associazioni di volontariato locali, le rappresentanze dei cittadini, ed anche il vicinato, i negozi, etc.

Un “territorio in movimento” convergente verso la ricerca della salute della comunità locale, cercando di riconoscere ed impiegare sinergicamente tutte le risorse del microcosmo locale. Le azioni intraprese nelle Microaree rispondono ai seguenti criteri: • LOCALI, in quanto misurate specificatamente su uno specifico micro-contesto territoriale puntualmente individuato; • PLURALI, perché chiamanti a raccolta più soggetti, né solo la ASS né solo altre istituzioni; • GLOBALI, perché volte a raggiungere tutti i determinanti dello stato di salute generale della popolazione e di conseguenza rigorosamente intersettoriali con indirizzo lungo tre assi principali: 1. casa (priorità agli interventi domiciliari); 2. lavoro (nel senso di attività di vita); 3. socialità (nel senso più ampio del termine, non meramente socio-assistenziale). Secondo studi recenti nelle Microaree, nonostante la più elevata prevalenza di malati gravi, povertà, deprivazione sociale, si osserva un miglioramento di indicatori proxy di salute (es. riduzione dell’ospedalizzazione, della spesa farmaceutica, delle prestazioni sanitarie inappropriate), in misura superiore a quanto osservata nello stesso periodo nell’intera azienda sanitaria, sollecitata verso i medesimi obiettivi. Superate alcune difficoltà iniziali, il modello appare replicabile e si presenta favorevole per rafforzare il ruolo del distretto nel territorio, anticipare cambiamenti significativi, proteggere meglio le fasce di assistiti fragili, valorizzare gli interventi di comunità, rendere più credibile le istituzioni ed avvicinarle alla popolazione, particolarmente quella più vulnerabile” (Cogliati Dezza, Da Col, Monica Ghiretti, et al. 2012)

LA MICROAREA E’ UN’ESPERIENZA DI SALUTE DI COMUNITA’ DA CONOSCERE, DIFFONDERE, REPLICARE

Riferimenti bibliografici

Cogliati Dezza, MG. Da Col, P. Ghiretti M. Sistema Salute.

La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 56, n. 3, luglio-settembre 2012

Gallio, G. Cogliati Dezza, MG. La citta’ che cura. Microaree e periferie della salute. Edizioni Alpha Beta Verlag. 2018

Landra,S. Ravazzini, M. Prandi, F. Salute partecipazione democrazia. Manifesto per un’autentica casa della salute. Derive Approdi. 2018

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