Corpi e sguardi in città

di Raffaella Russo. ( Foggia )

Scorrono notizie. Una signora di religione musulmana è stata offesa e colpita da una signora anziana su un autobus; un ragazzo giovanissimo che ha perso ogni speranza si è gettato disperatamente sotto un treno. Scorrono notizie. A volte scorriamo sul nostro telefono la nostra homepage di Facebook, con velocità, senza attenzione. Forse di queste notizie a volte leggiamo anche il titolo e per una frazione di secondo proviamo qualche pensiero di vicinanza. Ma poi il dito scorre e scorre. Ma non sono notizie, sono persone, a volte giovanissime. Scorrono pensieri. Ogni volta che qui in città per strada o in un luogo pubblico incontro il volto di una persona di origine straniera, mi chiedo se stia provando timore. Sì, timore, che qualcuno possa offenderla o aggredirla. Non posso fare a meno di domandarmi come si senta. Quando incontro mamme con bambini che passeggiano da sole, mi dico che in questo contesto e periodo storico, hanno coraggio. Coraggio di camminare sole, pur sapendo che forse qualcuno potrebbe dare loro fastidio e che probabilmente non ci sarebbe nessuno a difenderle. Mi capita ad esempio quando sono in fila alla cassa del supermercato e vedo ragazzi che tranquillamente stanno pagando e imbustando come facciamo tutti, di domandarmi, chissà cosa pensano quelli che sono in fila. E a volte gli sguardi non mentono. Vedi questi sguardi quasi scocciati e disturbati come se stesse accadendo qualcosa di brutto. E invece loro stanno solo pagando la spesa. E mi chiedo se li sentono questi sguardi addosso, se li sentono sulla loro pelle. Se soffrono di questi sguardi. E mi domando perché? Perché non riusciamo a vedere volti? Perché non riusciamo a vedere persone? Chi lavora in questo settore, chi si interfaccia con questi volti, lo sa benissimo che non sono numeri. Ho conosciuto qualcuno di questi ragazzi, ho incrociato i loro volti, a volte solo per alcune ore, ma ho visto i loro sguardi. Alcuni di loro sono arrivati come minori non accompagnati e ora hanno poco più di diciotto anni, potrei quasi essergli madre o una sorella maggiore. E li guardi negli occhi e il tuo cuore scoppia e ti chiedi come sia possibile? Come è possibile non comprendere come siano spaventati ingiustamente? Dovrebbero preoccuparsi di avere amici, dei primi amori, di studiare, e invece? Invece sono alla ricerca di un documento.

Dicono che non è colpa del Decreto Sicurezza. Ma sapete cosa accade?

Ecco questi ragazzi hanno ottenuto un Permesso di soggiorno per motivi umanitari. Lo hanno ottenuto perché hanno alle spalle storie piene di sofferenza. Ma la tipologia Permesso di soggiorno per motivi umanitari è stato annullato, per cui non potranno rinnovarlo, il che equivale a dire che resteranno senza documenti.

E la domanda che li terrorizza è : cosa farò io quando il permesso sarà scaduto? Lo sanno benissimo che diventeranno invisibili. Molti diventeranno al massimo numeri, individui da non tollerare. Ma sono persone, sono volti, sono storie, sono giovani, sono anche i nostri figli. E se donne adulte, che sono mamme, nonne, sorelle maggiori, zie hanno perso la capacità di amare, di mostrare come si ama, allora quale limite abbiamo superato? Alcuni di noi forse hanno varcato la soglia della disumanità? A noi che vediamo, incrociamo, scrutiamo ancora volti, resta il compito e il dovere di rimanere vigili, di non perdere il nostro barlume di umanità, qui a Foggia ma anche in qualsiasi altra città italiana.

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