Terzani visto da Panita Sila pavithayadilok

di Maria Cristina Mauceri ( Univ. di Sydney ).

Dalla seconda metà dell’anno scorso è arrivata all’Università di Sydney una giovane tailandese plurilaureata (nel suo paese e in Italia) Panita Silapavithayadilok che ha deciso di iscriversi a un dottorato su Tiziano Terzani (1938-2004) famoso giornalista e scrittore di viaggio. Terzani è stato un profondo conoscitore del continente asiatico e uno dei pochi giornalisti italiani di maggior prestigio a livello internazionale. Aveva vissuto a Singapore, Hong Kong, Pechino, Tokyo e Bangkok e aveva viaggiato in tutto il Sud-est asiatico, assistendo a eventi storici importanti che poi documentava nei suoi reportage, tra cui le condizioni dei cinesi sotto e dopo il maoismo (verrà poi espulso dalla Cina), la guerra nel Vietnam, l’olocausto cambogiano per opera dei khmer rossi. L’esperienza del Sud-est asiatico nonché dell’India influirono sul suo modo di concepire la vita e l’umanità. Le sue opere sono caratterizzate da una grande empatia per le culture con cui è entrato in contatto durante i suoi viaggi e soggiorni all’estero. Ancora oggi sono una lettura affascinante che tra l’altro ci insegna l’importanza di essere viaggiatori (e non turisti) e di sapersi aprire agli altri (all’estero e, aggiungerei, anche nel proprio paese).

1) MCM: Hai vissuto e studiato all’università di Firenze per tre anni, quando e perché hai deciso di andare in Italia?

PS: Ho studiato la lingua e la cultura italiane prima all’Università Chulalongkorn a Bangkok, poi sono diventata lecturer in questa università. Ho poi deciso di prendere un congedo e di andare a perfezionale i miei studi in Italia e conseguire una Laurea Magistrale.

2) MCM: Quali sono le maggiori differenze tra l’Italia e la Tailandia?

PS:La maggior differenza riguarda la mentalità e il modo di comportarsi. I tailandesi sono più timidi, mentre gli italiani sono più aperti e dicono quello che pensano. All’inizio il modo di parlare degli italiani mi sembrava aggressivo. Tuttavia c’è anche una certa affinità e riguarda la flessibilità come principio di vita e la possibilità di negoziare.

3) MCM: La tua tesi di laurea magistrale all’università di Firenze verteva su Salvatore Bessi un giornalista-viaggiatore italiano che negli anni venti ha esplorato la Cina, il Giappone e il Siam, come lo hai scoperto?

PS: Una professoressa tailandese aveva trovato un libro su Salvatore Besso alla Fondazione Marco Besso che si trova a Roma in Piazza Argentina. Salvatore Besso (1884-1912) era un giornalista e un viaggiatore. Aveva fatto il corrispondente per quotidiani italiani all’inizio del Novecento e aveva intrapreso un lungo viaggio in Siam e Cina. Ha scritto un epistolario che è una importante testimonianza di prima mano sulla storia di quei luoghi, dal punto di vista di un italiano.

4) MCM: Come hai scoperto Tiziano Terzani?

PS: L’ho conosciuto attraverso la relatrice della mia tesi, la Professoressa Anna Nozzoli dell’Università di Firenze che me lo aveva suggerito per la tesi di laurea magistrale.

5) MCM: Che cosa ti interessa particolarmente di questo scrittore e giornalista?

PS: Sono interessata ai libri che ha scritto dagli anni Settanta agli anni Novanta quando era giornalista, in particolare le sue esperienze in Vietnam, in Cambogia, in Cina e anche nell’Unione Sovietica. A mio avviso questa fase del suo lavoro di giornalista è importante per capire anche gli ultimi anni della sua vita, come ha affrontato la malattia (Terzani scoprì di avere un tumore all’intestino) e la vecchiaia. Le sue esperienze hanno avuto un forte impatto su di lui. Terzani aveva una grande energia e a me interessa in particolare la fase della sua vita quando era giornalista. Lui sperava di vedere la Cina comunista, ha visto però la Cina post-Mao e ne è rimasto deluso. Nel libro Un mondo che non esiste più (fotografie e testi scelti da Folco Terzani, 2010) ha scritto un capitolo sulla Cina ma descrive solo la tradizione cinese senza nessun riferimento politico. Per lui la tradizione era l’unico aspetto positivo della Cina. Si era aspettato di vedere il successo della Cina comunista, ma invece ne ha visto il fallimento. Questo album fotografico di Terzani è stato curato da suo figlio. Quindi, la rappresentazione della Cina che si concentra sulla tradizione è stata decisa da suo figlio.

6) MCM: Un aspetto originale della tua tesi sarà anche l’analisi delle fotografie di viaggio di Terzani finora poco studiate. Mi puoi dire qualcosa sull’intreccio tra scrittura e fotografia?

PS: In molti libri Terzani racconta attraverso la narrazione verbale e le foto hanno solo una funzione illustrativa. Alcuni libri sono stati curati dalla moglie, ad esempio la sua raccolta di estratti giornalistici sulla Cambogia intitolata Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia (2008). Contiene messaggi telex, corrispondenze inviate ai quotidiani italiani per cui Terzani lavorava («Il Giorno», «L’Espresso», «Il Messaggero», «La Repubblica» e «Il Corriere della Sera»), fotografie, e articoli giornalistici che sono apparsi tra il 1973 e il 1993. A parte questa raccolta, c’è Holocaust in Kambodscha (1980) che Terzani ha curato con Ariane Barth, una sua collega di «Der Spiegel». Il libro è pubblicato in tedesco. Ricordo che Terzani è stato per molti anni corrispondente dall’Asia per questa rivista tedesca. A me interessa studiare l’antefatto della rappresentazione verbale e visiva. Voglio vedere le foto della Cambogia che sono filtrate attraverso lo sguardo della moglie Angela Staude Terzani. La moglie di Terzani, di origine tedesca, e i due figli, Fosco e Saskia hanno sempre seguito Terzani, non quando lui andava nei posti in guerra, ma abitando in paesi vicini: Singapore, Bangkok, Pechino. Intendo rintracciare la maniera in cui sia Terzani che la sua famiglia hanno scelto di rappresentare in quei libri Terzani il giornalista, con particolare attenzione sul ruolo dell’intreccio tra la scrittura e la fotografia. Ad esempio, quali sono le fotografie che sono state scelte dall’archivio familiare per le pubblicazioni, in quale maniera le fotografie sono giustapposte alla scrittura. Nell’Archivio di Terzani, che è stato donato alla Fondazione Giorgio Cini e al Centro Internazionale di Studi della Civiltà Italiana “Vittore Branca” di Venezia, ci sono tutte le foto scattate da Terzani, non solo quelle scelte dalla moglie. Per Terzani le foto rappresentavano una specie di promemoria quando scriveva i suoi articoli e i suoi libri. A me interessa capire lo sguardo della moglie e del figlio Fosco, perché loro hanno cambiato il rapporto tra la scrittura e la fotografia di Terzani. Mi affascina l’identità familiare di Terzani che è parte delle sue esperienze asiatiche perché, dovunque andava, portava con sé la sua famiglia. Mi interessa molto questo aspetto familiare. La famiglia ha avuto un ruolo importante nella vita di questo giornalista non solo quando era vivo, ma anche ora che è morto. A mio avviso quindi non ci si può concentrare solo su di lui, ma bisogna considerare anche la moglie e i figli, perché lui voleva sempre condividere con loro le sue esperienze.

7) MCM: Come l’esperienza del Sud-est asiatico influì sul modo di concepire la vita e cambiò la sua identità?

PS: La sua esperienza del Sud-est asiatico fu cruciale per lui, perché ebbe modo di vedere questa parte dell’Asia durante un periodo di grande instabilità e di cambiamenti che ebbero un effetto negativo sui popoli che vivevano in quella parte del mondo. Il suo primo reportage è sul Vietnam che ha visto nel periodo della guerra. Per lui è stato uno choc, aveva immaginato una realtà diversa. Vivere e essere testimonio di quanto avveniva nel Sud-est asiatico influì sulla sua formazione e sulla sua identità. Soffrì di depressione quando vide il fallimento della Cina comunista, non se lo aspettava. I primi articoli sull’ Asia sono sul Vietnam: Trofei di morte nei paesi-trincea, apparso su «Il Giorno» nel 1972 e Für den Notfall kleine blaue Flaggen, apparso su «Der Spiegel» sempre nello stesso anno. La sua prima pubblicazione  Pelle di Leopardo: diario vietnamita di un corrispondente di guerra 1972-1973 (1973), illustra la sua testimonianza della guerra. Terzani è rientrato in Vietnam nel 1975 con l’intenzione di vedere un Vietnam migliore; tuttavia, ciò che ha visto era un paese in condizioni peggiori. Nell’anno successivo, nel 1976, è uscito Giai Phong! La liberazione di Saigon (1976), il suo secondo libro sulla vicenda vietnamita.

8) MCM: Cosa può ancora insegnare Terzani oggi ai giovani?

PS: Nel 2002 Terzani era rientrato in Italia. Prima di morire (nel 2004) voleva trasmettere la sua esperienza, in particolare quella indiana, avendo passato alcuni anni in India, dopo aver scoperto di soffrire di cancro. Attraverso i suoi incontri coi giovani nelle scuole voleva aiutare le nuove generazioni ad orientarsi in un mondo che cambiava molto velocemente. Il suo “pellegrinaggio” di pace è durato quasi due mesi dal 20 febbraio al 29 marzo 2002, durante i quali è intervenuto nel dibattito tra la pace e la guerra.

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